Utero e bacino, un legame di co-dipendenza
Nella mia pratica osteopatica lavoro per la maggior parte con le donne. Quando una donna si presenta da me, una delle prime cose che chiedo dopo aver indagato età, professione e attività fisica, è il comportamento del ciclo mestruale. Non perché io sia fissata con l’argomento, anche se ammetto che è una delle cose che più mi appassiona, ma perché è ciò che noi donne viviamo ogni giorno.
Quello che mi capita spesso quando si presenta una donna che mi contatta per risolvere un mal di testa, un male al collo o anche dolori generalizzati è che indagando i momenti in cui il disagio si presenta si nota una correlazione con i momenti dell’ovulazione o della fase pre-mestruale o della mestruazione.
Quando poi “ci vado a mettere le mani”, indago attraverso la palpazione, la zona del bacino e gli organi del piccolo bacino notando spesso una mancanza di armonia che porta ad asimmetria e tensioni.
Ci tengo a specificare che non è fisiologico avere dolore né durante l’ovulazione né tanto meno durante le mestruazioni. Un dolore mestruale fisiologico dovrebbe durare per un massimo circa di 4 ore, dovrebbe essere sopportabile e percepito più come una sensazione di piacevole rilascio rispetto ad una sensazione di disagio acuto.
Cefalea, male insopportabile ad utero ed ovaie, mal di schiena, male al collo, nausea, vomito, vertigini… sono tutti sintomi che segnalano una situazione di disarmonia del nostro ciclo mestruale. Tralasciando per oggi l’aspetto psico-emotivo che risiede in un’ovulazione o mestruazione dolorosa, vedremo perché un’asimmetria della zona del bacino può portare ad un mal funzionamento dell’utero e, quindi, all’insorgenza di dolore durante la mestruazione o al di fuori di questo momento nell’arco del mese, ma anche come l’utero e le sue strutture di connessione, i legamenti, possano portare ad un’alterazione della meccanica del bacino stesso.
Il nostro bacino è composto da tre ossa che si articolano tra di loro per mezzo dei legamenti (per approfondire meglio l’anatomia di base, puoi leggere i due articoli scritti dalla nostra fisioterapista: “Ho la cervicale” e “Ho i nervi accavallati“). Queste tre ossa sono: il sacro e le ossa dell’anca, che nascono dalla fusione di pube davanti, ischio sotto e iliaco lateralmente e dietro. Il bacino, oltre a svolgere la funzione di dissipazione delle forze ascendenti che arrivano dagli arti inferiori e discendenti che arrivano da testa, colonna e arti superiori, ha anche la funzione di contenimento e protezione degli organi che risiedono al suo interno. Essendo aperto inferiormente, però, non può garantire un sostegno a questi organi. Questa funzione, infatti, viene svolta dal nostro famosissimo e gettonatissimo pavimento pelvico, che come un’amaca accoglie (parlando di anatomia femminile) da dietro a davanti: il retto, la parte terminale dell’intestino crasso, l’utero al centro ed anteriormente la vescica.
Abbiamo visto nell’articolo “Siamo fatti così“, come ogni struttura sia collegata, creando un continuum, grazie al tessuto connettivo che differenziandosi crea delle connessioni tra i vari apparati del nostro corpo. Nella zona del bacino queste connessioni sono così forti da permettere una connessione tra le ossa del bacino, i muscoli del pavimento pelvico e gli organi sopracitati. In che modo? Visualizzate ogni organo in un sacchettino appiccicoso, questo è il suo sacchettino di rivestimento, detta anche la fascia viscerale, che aderisce proprio all’organo. Vi è poi un altro foglietto più esterno, la fascia parietale, che oltre a rivestire l’organo sfiocca e forma delle strutture di sostegno che sono appunto i legamenti viscerali, i quali connettono l’organo stesso ad altri organi o ai muscoli contigui e lo ancorano alle strutture ossee.
Nella regione del bacino abbiamo una struttura fasciale molto forte che si chiama fascia endo-pelvica, la quale dal pube si porta indietro rivestendo prima la vescica, continua dietro avvolgendo l’utero, poi abbraccia il retto fino ad aggrapparsi al sacro e lateralmente alle ossa iliache. La cosa fantastica del poter osservare il nostro corpo attraverso l’anatomia è che rende molto intuitivo come sia impossibile ragionare a settori.
Torniamo al nostro utero, alle mestruazioni dolorose o ai sintomi che si possono manifestare nell’arco del mese. L’utero ha tre legamenti fasciali, anch’essi facenti parte della fascia endo-pelvica, che oltre ad ancorarlo, fungono da binari di movimento durante la deambulazione e gli permettono di adattarsi ai movimenti delle strutture muscolo-scheletriche. Questi tre legamenti sono:
- i legamenti rotondi, che dal corpo dell’utero vanno davanti al pube,
- i legamenti largi, due ali che gli permettono i movimenti di lateralità durante la camminata,
- i legamenti sacro-uterini, che collegano la cervice uterina al sacro.
Se una o più di queste strutture risulta compromessa, anche la funzionalità uterina, cioè la sua capacità di movimento e di contrazione sia durante la mestruazione che durante ad esempio il travaglio e il parto saranno deficitarie. Una piccola parentesi: un legamento sacro-uterino teso, che non ha una buona elasticità, inficerà una dilatazione fisiologica della cervice uterina durante il travaglio e potrà essere così necessaria un’assunzione farmacologica di ossitocina sintetica per incrementare la forza contrattile non sufficientemente necessaria. Quindi, una simmetria di queste zone è fondamentale perché il lavoro fisiologico dell’organo uterino venga svolto.
Quello che può accadere è che eventi traumatici quali, ad esempio, con una banale caduta sul sedere, un frattura delle ossa degli arti inferiori o superiori, una distorsione alla caviglia, possano andare ad influenzare lo stato di tensione di queste strutture fasciali legamentose, determinando un cambiamento nella posizione della struttura (che sia l’organo o l’osso) e, quindi, nella funzione. Mi capita spessissimo ad esempio di sentire tensioni più su un lato dell’utero e dell’ovaio rispetto che dall’altro e trovare delle correlazioni con i traumi pregressi da quel lato. Come mai avviene questo? Il nostro corpo in base ai traumi fisici che subisce si riorganizza e crea delle zone di tensione che è come se trazionassero altre zone, le tirano nel vero senso della parola e, quindi, le strutture trazionate si riadattano di posizione in base alla forza che sentono. Il riadattamento di posizione è impercettibile e viene fatto senza che noi ce ne accorgiamo, ma determina poi un disequilibrio della zona, che non può più svolgere il suo lavoro in modo corretto e in senso più ampio un riadattamento posturale di tutto il nostro corpo.
L’utero e le ovaie, che sono organi posti anatomicamente al centro, sono molto suscettibili a tutto questo soprattutto per le relazioni dirette che abbiamo visto avere con le ossa del bacino. Pensate al sacro che deve stare inclinato in un determinato modo per funzionare bene, ora se io cado sopra alla sua parte finale quella caduta mi porta a farlo diventare ad esempio più verticale. I legamenti sacro-uterini, che si ancora proprio a metà del sacro, verranno trazionati dalla nuova posizione sacrale e di conseguenza trazioneranno anche la parte della zona cervicale dell’utero. Tutto questo porterà poi ad un riadattamento delle strutture sia superiori che inferiori del corpo con la possibilità di insorgenza di sintomi a distanza, come ad esempio un banalissimo male al collo, che però dipende da quella disfunzione sacro-uterina dovuta alla caduta.
Ma può avvenire anche il contrario, di solito a causa di situazioni infiammatorie croniche che portano ad un cambiamento dei tessuti. Più o meno il principio è lo stesso. Una continua infiammazione fa sì che il tessuto fasciale cambi nella sua composizione perché il sistema immunitario è in continua sollecitazione e si trova continuamente a dover riparare quella zona. E’ come se avessimo sempre una ferita aperta e le nostre cellule immunitarie si dovessero occupare di continuare a chiuderla. Allora il tessuto diventa più rigido e perde di elasticità. È così ad esempio nel caso dell’endometriosi, dove troviamo delle vere e proprie zone fibrotiche che porteranno ad un mancato movimento dell’utero. Saranno queste zone allora ad influenzare le strutture muscolo-scheletriche e, quindi, potremo avere mal di schiena o male all’anca, ma il problema originario risiederà nella zona uterina.
Quindi, donne, il mio consiglio è sempre quello di iniziare a capire quando si presenta il vostro dolore per evidenziare o meno la correlazione con il ciclo mestruale e la seconda cosa è di dedicare sempre un po’ di attenzione quotidiana al nostro ventre con dei massaggi semplici a livello dell’utero che si trova appena sopra il nostro pube (a vescica vuota). Così potete iniziare a prendere un po’ di confidenza con quell’area ed affinare la vostra percezione sentendo se ci sono zone di maggior o minor tensione.
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