Tag Archivio per: pratica yoga

 

Se esistesse una top ten delle domande che mi sento fare più spesso dagli allievi, il primo posto andrebbe senz’altro a: “Quale tappetino yoga mi consigli?”

Per poter praticare yoga non abbiamo bisogno di molto: ci bastano un abbigliamento adeguato, un supporto (il tappetino yoga) e magari qualche attrezzo di sostegno, che ci possa aiutare nel facilitare, o intensificare a seconda dell’utilizzo, le posture dello yoga.

In questo articolo rispondo quindi alla domanda: “Come scegliere il tappetino yoga?”

Esistono oggi moltissimi materassini yoga, tanti che non si sa quale scegliere! Sia che tu sia un principiante, sia che tu sia un praticante avanzato, la scelta potrebbe metterti in difficoltà. È molto comune andare nel negozio sportivo dietro casa, oppure sceglierne uno dei tanti disponibili online, magari su amazon.

Se non c’è qualcuno che ti sappia consigliare o se non sai qual è il più adatto a te, esiste il rischio di portarsi a casa qualcosa che non risponda alle tue necessità. Vale a dire: soldi buttati! Magari il tappetino inizia a sgretolarsi nel giro di poco, ti fa scivolare, oppure scopri di averlo comprato troppo basso e ti fa male alle ginocchia, oppure troppo alto e non ti senti stabile nelle posizioni in equilibrio.

Iniziamo da questo presupposto: non esiste il tappetino ideale per tutti. Esiste quello che risponde ai tuoi bisogni.

Per scoprire quali sono le tue necessità e quindi come valutare il tappetino più adatto a te, rispondi a queste domande:

  • quale stile di yoga pratico?
  • quante volte pratico durante la settimana?
  • ho appena iniziato o sto praticando già da un pò di tempo e con costanza?
  • quanto sono disposto a spendere?

A seconda delle risposta che ti sei dato, ti consiglierei senz’altro tappetini yoga diversi. Andiamo a fare una valutazione considerando le domande sopra. Ti mostrerò i tappetini yoga che valuto più validi a seconda dei tuoi bisogni e quale tappetini, dal mio punto di vista, sono degli ottimi compromessi per portarsi a casa alta qualità e versatilità al miglior prezzo!

Le caratteristiche fondamentali che teniamo presente per scegliere il tappetino sono:

  1. aderenza del materiale
  2. altezza del tappetino
  3. qualità (aspettativa di vita) vs prezzo

 


Il tappetino yoga adatto al tuo stile

Pratichi uno stile dinamico oppure uno più statico o di abbandono? Fa una grande differenza rispetto al tappetino di yoga più adatto a te!

ADERENZA

Se pratichi uno stile di yoga più statico, magari un hatha yoga classico oppure uno yin yoga, non avrai bisogno di grande aderenza. Invece potrebbe essere più utile un tappetino morbido, che ti faccia sentire comodo anche in quelle posizioni dove dobbiamo stare in appoggio sulle ginocchia (per esempio). Negli stili più statici le posizioni vengono mantenute a lungo, consiglio di preferire la comodità all’aderenza.

Se non abbiamo bisogno di grane aderenza possiamo scegliere il materiale e l’altezza che più ci piacciono e che ci fanno sentire più a nostro agio. Esistendo così tanti tipi di tappetini, ognuno ne predilige uno rispetto che un altro. Personalmente, quando pratico uno yoga statico utilizzo un tappetino fatto di un materiale stile “velluto”. Come questi di ReYoga: ENERGY

Come vedrai leggendo la descrizione, questi tappetini vengono consigliati in caso di stili dinamici, ovvero quando si suda, perché il materiale di cui sono fatti li rende super aderenti SE bagnati. Altrimenti, al contrario, sono molto morbidi e scivolosi.

PRO: a parte essere una super coccola, visto che sono molto morbidi, sono una ottima via di mezzo tra una pratica statica e dinamica. Se restiamo nella posizione in forma statica ci permette di entrare più in profondità negli asana, proprio grazie al fatto che “scivoliamo”. Se invece iniziamo a sudare in movimenti più dinamici, come ad esempio nella pratica dei saluti al sole, iniziano a creare grande aderenza, donandoci stabilità sugli appoggi, ma rimanendo morbidi ed accoglienti. Un altro pro?! Questo materiale permette di poter stampare grafiche su tutta la superficie, per questo se ne trovano di bellissimi e di tutti i colori.

CONTRO: sono molto pesanti e quindi non adatti da portare in giro, meglio per la pratica a casa. Se si cerca aderenza subito e non sudiamo facilmente risultano molto scivolosi, quindi non consigliabili!


Se pratichi uno stile dinamico, è molto più probabile che tendi a sudare maggiormente, quindi potresti avere bisogno di maggiore aderenza per poter passare da una posizione all’altra trovando nel tuo supporto la stabilità che stai ricercando. Esistono stili di yoga dove si suda molto e dove ci si mette alla prova con posizioni avanzate, magari a testa in giù, in equilibrio su mani e braccia. In questo caso, avere un tappetino yoga che ti sostenga e non ti faccia scivolare può fare una grande differenza! Se stai cercando un tappetino yoga che risponda a queste necessità, questo della Liforme è senz’altro il più famoso (anche il più caro!) e probabilmente il primo brand a utilizzare questo materiale che garantisce aderenza perfetta.

Liforme Tappetino Yoga 

PRO: un’aderenza così è difficile trovarla in altri tappetini! Inoltre il disegno stampato sono in realtà indicatori di allineamento che possono aiutarti nella pratica.
CONTRO: sono anche questi tappetini abbastanza pesanti e quindi non comodi da portare in giro. Proprio per la grande aderenza non sono adatti ad una pratica che richiede invece lo scivolamento. Quindi anche nelle posizioni statiche o in alcune transizioni, a volte si rimane “appiccicati” al tappetino che ci impedisce di entrare più in profondità. Un altro contro è senz’altro il prezzo, uno dei più cari sul mercato!


Un tappetino che invece considero un OTTIMO rapporto qualità-prezzo, che ha grande aderenza ma che dal mio punto di vista può essere utilizzato anche per pratiche più statiche perché è di un materiale molto morbido e accogliente, è questo di REYOGA: Element Grow

PRO: ottima aderenza, molto leggero e quindi ideale da portare in giro, personalizzabile 🙂 e versatile. Lo trovo adatto anche alle pratiche più statiche. Il materiale è morbido e accogliente.

CONTRO: se stai cercando un tappetino che ti permetta di scivolare, questo non è quello più adatto perché ha comunque un grande grip.


Un tappetino che considero ideale per il suo ottimo bilanciamento tra grip (aderenza fenomenale!) e libertà di movimento (nonostante il grip dona molta libertà nello scivolamento da una posizione all’altra), è questo di ARTLETICA. Essendo dotato di un cuscinetto morbido lo trovo adatto anche alle pratiche più statiche. 

PRO: ottima aderenza ma anche libertà di movimento per le pratiche più fluide. Ideale sia per pratiche dinamiche intense, come il vinyasa, ma anche per le pratiche più statiche dove abbiamo bisogno di sostegno e un appoggio morbido ad esempio per le ginocchia. Un altro PRO non indifferente sono le stampe colorate e molto belle!

CONTRO: non è di quelli più leggeri, quindi se stai cercando un tappetino da viaggio o da portarti in giro da ufficio al tuo studio yoga, non te lo consiglierei. Inoltre il materiale di cui è fatto lo rende un poco ruvido e, a seconda dei gusti personali, potrebbe risultare poco “coccoloso” 🙂

 

ALTEZZA

Anche l’altezza del tappetino può fare una grande differenza per la nostra pratica! Solitamente quasi tutte le marche e i tappetini si trovano in due altezze. Una volta che hai scelto il materiale ideale per il tuo stile, scegli l’altezza giusta per te.

Per scegliere l’altezza ideale bisogna considerare soprattutto il tipo di posizioni che si fanno più di frequente: stai più a terra o in piedi? Nelle posizioni in piedi abbiamo bisogno di stabilità e questa caratteristica ce la danno i tappetini più bassi (3-4 mm al massimo). I tappetini più alti e morbidi (6 mm) sono ideali per le posizioni a terra, perché sono più comodi per l’appoggio delle ginocchia e creano maggiore isolamento con il pavimento (ci viene meno freddo mentre pratichiamo).

Questo di ARTLETICA è di 5mm, un ottimo compromesso sia per ottenere stabilità nelle posizioni in piedi che morbidezza in quelle statiche!

Il tappetino yoga adatto al tuo livello e frequenza della pratica

Un altro fattore da considerare quando si acquista un tappetino è l’aspettativa di vita del materiale in relazione al prezzo. Questo si valuta prendendo in considerazione la frequenza della pratica e quanto si è seri riguardo allo yoga.

Quando si ha appena iniziato con qualcosa di nuovo, vale la pena fare un investimento in termini economici meno importante, acquistando un tappetino “base”, adatto un pò a tutto, che ci permetta così di sperimentare la pratica. Agli inizi consiglio infatti di provare più stili di yoga, fino a trovare quello più adatto a noi. È il momento in cui capiamo quanto ci piace lo yoga, quanto tempo ci piacerebbe dedicargli e quale stile approfondire.

Solitamente, nel giro di qualche mese o un anno, saranno già chiare le risposte. E questo ci permetterò anche di capire su quale tappetino varrà la pena investire. Se scegliamo di mantenere una frequenza di un’ora alla settimana, potremmo non avere bisogno di investire in un tappetino di grande qualità. Anche uno base ma buono, sarà più che sufficiente. Se invece la nostra pratica inizia a diventare più costante e frequente, i tappetini base iniziano a non essere più abbastanza. Presto li vedremo sgretolarsi e allora vale la pena investire su un materiale di qualità maggiore ma che duri di più nel tempo.

I tappetini che consiglio quando iniziamo la nostra pratica agli inizi sono senz’altro questi di REYOGA:

FREE Light – 3mm
FREE Soft – 6 mm

Come vedi, lo stesso tappetino è disponibile in due altezze diverse. Come già descritto prima riguardo a come scegliere l’altezza, fai una valutazione del tipo di lavoro che andrai a fare e il tuo grado di flessibilità.

L’altezza più bassa è adatta agli stili più dinamici e alle persone più flessibili.

Prediligi l’altezza più alta se invece starai spesso a terra, facendo lavori di allungamento, e se sei molto rigido.

Conclusioni

Il consiglio, durante la ricerca, è di leggere le recensioni di chi l’ha già acquistato (se lo stai scegliendo online). Leggi di quali caratteristiche parlano, non solo se gli danno 1 o 5 stelle. Perché l’opinione di ognuno riflette se le sue necessità sono state esaudite. E le sue non necessariamente sono le stesse tue! Quindi leggi i commenti e vedi se ti ritrovi con quello che scrivono prima di acquistare.

Se invece acquisti in negozio puoi farti consigliare dal commesso e toccare tu stesso il materiale, facendo già una tua valutazione diretta 🙂

QUALI CONSIGLIO AI MIEI ALLIEVI?

Raccolgo spesso feedback dai miei allievi rispetto ai tappetini che hanno scelto e alla loro esperienza. È sulla base soprattutto delle loro risposte che consiglio questi tappetini di ReYoga. I migliori in termini di rapporto qualità, prezzo e versatilità:

Se sei un praticante più esperto: Element Grow
Se sei agli inizi: FREE Light – 3mm

E tu quale tappetino usi?
Fammi sapere la tua esperienza 🙂

Namasté

 


Michela Aldeghi – ideatrice di vivoYOGA e E.Motion Artist, artista delle emozioni e dell’energia in movimento.
Studentessa e insegnante di yoga e meditazione, curiosa esploratrice e instancabile viaggiatrice.

 vivo YOGA
vivo_yoga

La pratica yoga è un viaggio personale e soggettivo. Potrebbe essere vissuto come uno stretching, ma molto facilmente, quanto più si pratica, quanto più lo yoga inizia a trasformarti. Cambia il corpo, la postura, ma ad un certo punto inizia a cambiare anche lo stato interiore, emotivo e mentale.

Lo yoga inizia così a prendere più spazio nella nostra vita, uscendo anche dai nostri tappetini e portandoci a cambiare la nostra routine, spingendoci a fare scelte diverse per noi stessi, la nostra salute e il nostro benessere.

Quanto più si pratica, quanto più i benefici aumentano, quanto più non se ne può fare a meno! Diventa così un desiderio spontaneo quello di iniziare a portare lo yoga a casa nostra, oltre che ai corsi.

In questo articolo voglio condividere con voi alcuni consigli per la vostra pratica da casa, in maniera da poter ottenere i massimi benefici anche da “auto-didatti” 🙂

Consigli per la tua pratica da casa

  • Evita di mangiare prima della pratica, sarebbe meglio che tu fossi totalmente a digiuno. Nel caso in cui non ti fosse possibile, scegli di mangiare qualcosa che sia facilmente digeribile, energetico e leggero. Ad esempio un frutto come la mela o della frutta secca.
  • Evita di bere subito prima o durante la tua pratica.
  • Se ti è possibile, scegli un luogo e momento della giornata in cui è fattibile per te togliere o limitare al massimo elementi di disturbo (come ad esempio poter spegnere o silenziare il tuo telefono).
  • Se ti è possibile, scegli di praticare quanto più spesso nello stesso luogo, meglio se dedicato solo a te e ai tuoi momenti per te stesso. Lì si creerà uno spazio speciale – il tuo! – che a lungo andare sarà in grado di donarti energia positiva e benessere anche nei momenti in cui ne avrai più bisogno.
  • Rendi il tuo spazio sacro, semplicemente dedicandogli alcune attenzioni particolari. Se ti piace, scegli di accendere un incenso prima della pratica o un diffusore di essenze. Puoi informarti sull’aroma più adatto per quella particolare giornata o momento della tua vita. Potresti anche mettere un fiore sul tuo tappetino, come un’offerta di ringraziamento alla vita, una statua o l’immagine di un Maestro a cui ti ispiri. Della musica – se ti fa piacere – e accendere una candela. È il tuo spazio, “decoralo” con i colori e profumi che più ti fanno sentire bene e a casa.
  • Ricordati sempre di dedicare del tempo a Savasana – la posizione finale di rilassamento – anche se sei di corsa! Questa posizione è fondamentale per lasciare che corpo e mente integrino dentro di sé tutto il lavoro fatto prima.
  • Ricordati sempre che l’obiettivo della tua pratica dovrebbe essere quella di avere maggiore consapevolezza di te stesso e del tuo corpo e di giungere alla fine sentendoti bene e integrato con corpo e mente.

Due parole sulle sequenze che sceglierai di praticare

Una delle difficoltà maggiori quando si decide di praticare da soli riguarda la scelta delle asana da praticare ma soprattutto, in quale sequenza?

Un professionista è tale in quanto ha seguito una formazione che l’ha portato a saper costruire delle sequenze che possano creare integrazione in corpo e mente. Quando si lavora con le asana e la respirazione, è infatti importante saper compensare sempre il lavoro profondo che stiamo eseguendo. Per questo è importante come auto-didatti rifarsi alle indicazioni di un esperto.

Sequenze pronte le puoi facilmente trovare sui libri di yoga, ma il mio consiglio è quello di affidarsi alla guida dei video. Il beneficio più grande dei video infatti, è quello di avere una voce che ti guida e conduce, così la tua mente ha il permesso per spegnersi e godere invece al massimo di tutti i benefici della pratica!

Questo consiglio lo considero valido per ogni studente (anche per chi è già insegnante!). Io per prima durante la pratica a casa mi faccio guidare da video online di professionisti che stimo. La mia mente così ha il permesso per spegnersi ed io posso dedicarmi completamente alla respirazione e all’ascolto del corpo, entrando più profondamente nella mia pratica.

Diverso sarebbe se devo costruirmi io le mie sequenze, passerei la mia pratica ad un livello sempre razionale, perché avrò sempre bisogno che la mia mente resti attiva e dinamica nel ricordare quale asana inserire dopo.

Ce ne sono diversi gratuiti (alcuni li trovi anche sul canale youtube di vivoyoga), meglio se sono completi di rilassamento finale guidato e introspezione con attenzione alla respirazione.

Riassumendo, perché fare pratica con i video?

  • Hai una guida che ti accompagna e che pratica con te dove e quando vuoi
  • Le sequenze create dai professionisti sono studiate apposta per aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi e per creare integrazione tra corpo e mente
  • Praticare con una voce che ti accompagna aiuta a darti motivazione ed entusiasmo
  • Puoi mantenere in maniera più facile la tua pratica costante
  • Puoi interrompere il video quando vuoi per:
    – prenderti tutto il tempo per provare la posizione
    – tornare indietro e ripetere degli esercizi o sequenze che ti sono piaciuti
    – ripetere le sequenze tutte le volte che vuoi
    – personalizzare la tua pratica alternando le lezioni dei diversi corsi
    – far durare il tuo savasana tutto il tempo che desideri

Eccezioni 

Ci sono delle eccezioni ovviamente e anche tra gli insegnanti c’è chi preferisce “auto-condursi” la propria pratica. Da questo punto di vista trovo che lo stile yoga ‘Ashtanga Vinyasa’ ha questo punto veramente forte: sequenze che restano sempre le stesse e che una volta interiorizzate non richiedono più che si “pensi” durante la pratica e invece ci si concentra totalmente sulla respirazione.

Trovo molto bello anche sperimentare il “lasciarsi andare all’ascolto del corpo”. Così è come piace praticare a me quando scelgo di non farmi condurre da una voce esterna. Salgo sul tappetino e dopo il momento di introspezione e di ascolto, permetto al corpo stesso di dirmi quello che desidera fare in quel preciso momento. Lascio che ad ogni asana segua la successiva non perché è stata ragionata ma perché è il corpo stesso che la richiede.

Trovo questo lavoro molto profondo e che spinge ad una conoscenza di se stessi e del proprio corpo estremamente gratificante. Perché la realtà è che ad un livello più profondo di quello della coscienza razionale, esiste un’intelligenza che sa e conosce esattamente cosa è giusto per noi, in ogni momento. Saper ascoltare questa voce, rispettarla e viverla, ha veramente il grande potere di cambiare radicalmente la nostra vita e il rapporto con essa e noi stessi.

In qualunque maniera tu decida di praticare, ricordati sempre di:

Rispettare sempre il tuo corpo e amare anche i suoi limiti – fermandoti se necessario o trovando degli accorgimenti che rendano la posizione più adatta alle tue esigenze.

Tenere sempre una respirazione profonda e consapevole. Quanto più durante la pratica ti ricordi di respirare, quanti più benefici stai ottenendo! Questa è la vera differenza tra una pratica yoga e una qualunque altra ginnastica.

Non dovresti MAI sentire dolore. Siamo sempre alla ricerca della sensazione del corpo, non del dolore. Se senti male, fai un passettino indietro, torna a respirare profondamente. Vedrai che il tuo corpo ti seguirà velocemente ripagando la tua pazienza.

 

Se vuoi praticare con me puoi seguire il mio canale YouTube, dove troverai tanti contenuti gratuiti sempre in aggiornamento. Oppure seguire uno dei pacchetti di lezioni complete (anche di introspezione, respirazione e pratica di rilassamento profondo guidato) che ho creato apposta per poterti aiutare con la tua pratica da casa.

 

Buonissima pratica!

Michela Aldeghi – ideatrice di vivoYOGA e E.Motion Artist, artista delle emozioni e dell’energia in movimento.
Studentessa e insegnante di yoga e meditazione, curiosa esploratrice e instancabile viaggiatrice.

 vivo YOGA
vivo_yoga

Quando si inizia a praticare yoga e ci si appassiona, arriva presto il momento in cui nasce il desiderio di saperne di più su questa pratica antica.

Ma se ci mettiamo a fare delle ricerche per conto nostro ci troviamo presto a scontrarci con concetti astratti e confusi, termini difficili che sembrano cambiare di significato a seconda del contesto. Soprattutto spesso poca chiarezza riguardo a cosa c’entrano tutti questi concetti spirituali con quello che si fa sul tappetino yoga ai corsi.

In questo articolo voglio provare a sintetizzare i concetti esprimendoli nella maniera più chiara e semplificata possibile, partendo dalle basi.

Cos’è lo yoga?

Yoga – dal vocabolo sanscrito jug, significa “legare assieme“, “unire“.

Lo stato di yoga è la condizione nella quale l’essere umano è unito a Dio, riscoprendo la sua vera natura spirituale al di là delle illusioni del piano fisico e mentale.

Secondo la concezione degli indù vengono dunque chiamate yoga tutte quelle pratiche o metodi che guidano l’essere umano ad un livello superiore di coscienza e nella direzione dell’auto-realizzazione

Per tradizione le principali vie dello Yoga sono quattro. Quattro differenti cammini che conducono alla stessa meta. Proprio per questo, anche se sono differenti fra di loro, si integrano e il compimento dell’uno porta alla realizzazione di tutti gli altri. Questi sono:

  • Raja Yoga – lo yoga della concentrazione interiore (conosciuto anche come Yoga Regale)
  • Karma Yoga – lo yoga del servizio disinteressato
  • Jnana Yoga – lo yoga della conoscenza e dell’intelletto
  • Bhakti Yoga – lo yoga della devozione

Oltre alle quattro vie principali già nominate, esistono altri yoga classici, tra cui il Mantra Yoga, il Japa Yoga, il Laya Yoga e l’Hatha yoga.

Il Raja Yoga

storia yoga raja yoga

Quando parliamo di yoga ci riferiamo indirettamente sempre al Raja Yoga, lo yoga classico, che vede la sua comparsa e descrizione attorno al II secolo a.C. nel famoso testo “Gli Yoga Sutra” di Patanjali.

Il testo si compone di 196 sutra (aforismi) sullo yoga che spiegano il cammino che il praticante dovrà affrontare per poter raggiungere l’illuminazione. In particolare Patanjali descrive questo percorso in 8 passi, conosciuti a noi come gli 8 rami dello yoga o Ashtanga Yoga.

Vi parlerò in maniera più approfondita di questo testo in un articolo dedicato.

Ci basti ora sapere che questo testo fornisce allo yogi (e quindi interessa anche a noi):

  • le norme pratiche e morali da adottare, ovvero lo stile di vita yogico
  • le pratiche che mirano a conquistare la mente attraverso il controllo della sfera fisica
  • la descrizione dei passaggi interiori che avvengono nel praticante durante la meditazione nel raggiungimento dello stadio ultimo del Samadhi (o illuminazione o realizzazione ultima, meta finale di ogni praticante)

L’Hatha Yoga

Veniamo ora all’hatha yoga, iniziando a fare un pò di chiarezza sui diversi termini che incontriamo.

In antichità tutte le forme di yoga consideravano il corpo, con i suoi bisogni e impulsi, come un ostacolo che bisognava “tenere a bada” con un forte auto-controllo sviluppato grazie alle pratiche di concentrazione interiore e meditazione.

Le pratiche yoga insegnavano dunque a trascendere il corpo per poter raggiungere il fine ultimo dell’illuminazione.

L’hatha yoga, di origine tantrica, vede la sua comparsa storica nel testo classico “Hatha Yoga Pradipika“, nel 1400 d.C., con una grande rivoluzione: la visione del corpo non come un ostacolo da superare ma, tutto il contrario, la via stessa dell’auto-realizzazione.

L’hatha infatti viene considerato lo yoga “del corpo”, ed è quello a cui ci riferiamo più spesso noi occidentali quando parliamo di yoga, e quello da cui sono nati tutti gli stili dello yoga moderno che conosciamo.

Rispetto alle altre vie classiche dello yoga dunque, l’hatha considera il corpo come una via per il raggiungimento finale di unione spirituale e non come un ostacolo da superare o ignorare.

In origine nasce come ausiliare al Raja Yoga e veniva praticato con lo scopo di purificare le nadi – canali pranici corrispondenti al sistema nervoso – per far sì che il corpo non fosse di ostacolo alla meditazione e che anzi aiutasse nello scopo della concentrazione interiore

L’hatha yoga si compone di una parte fisica e una mentale, attraverso tecniche di pranayama (respirazioni controllate) e asana (posizioni del corpo). Il corpo diviene dunque importante per poter trascendere ed evolvere spiritualmente. Il fine ultimo rimane sempre lo stesso, ma le vie e visioni che utilizzano sono diverse.

L’hatha yoga in antichità veniva trasmesso ed insegnato esclusivamente per via orale da maestro a discepolo, con il suggello del segreto.

Lo yoga moderno

Le cose hanno iniziato a cambiare in maniera definitiva grazie a Tirumalai Krishnamacharia (18 novembre 1888 – 28 febbraio 1989), considerato infatti il padre dello yoga moderno. A lui dobbiamo la diffusione dello yoga in occidente, ma anche la vista del ritorno alla ribalta di questa antica disciplina, che anche in India stava scomparendo.

T. Krishnamacharia è stato un grande studioso e filosofo, che ha studiato in Tibet in una grotta ai piedi del monte Kailash con il suo maestro Sri Bramachari per 7 anni, prima di tornare a Mysore dove fu chiamato a lavorare come maestro di yoga dal Maharaja Nalvadi Krishnaraja Wodeyar.

Universalmente riconosciuto come l’architetto del Vinyasa, intesa come l’arte di combinare il respiro con il movimento, è stato il maestro dei maestri Pattabhi Jois (creatore dello stile di yoga Ashtanga Vinyasa), B.K.S. Yiengar (ideatore dello yoga che porta infatti il suo nome) e T.K.V. Desikachar, uno dei suoi figli, che rimase accanto a suo padre imparando da lui per trent’anni, continuando dopo la sua morte a divulgare il suo insegnamento.

E’ da questi stili che si sono creati tutti quelli che conosciamo noi oggi e che lo yoga è arrivato nelle nostre case, ci ha fatto srotolare i tappetini e imparare un nuovo rapporto con noi stessi ed il nostro corpo.

Ashtanga yoga e Ashtanga Vinyasa yoga – qual è la differenza?

Se ci avete fatto caso, in questo articolo sono stati nominati sia l’Ashtanga Yoga, quando abbiamo parlato degli yoga sutra di Patanjali, sia l’Ashtanga Vinyasa Yoga, parlando di uno stile di yoga moderno ideato da Pattabhi Jois.

Questi due termini si riferiscono alla stessa cosa? No!

Spesso si fa molta confusione anche perché chi pratica l’Ashtanga Vinyasa tende ad abbreviare dicendo di fare “Ashtanga Yoga”.

In realtà l’Ashtanga Yoga si riferisce agli otto rami dello yoga descritti da Patanjali, mentre l’Ashtanga Vinyasa è propriamente lo stile di yoga.

Detto questo, chi pratica Ashtanga Vinyasa molto spesso pratica anche lo yoga degli otto rami di Patanjali.

Ma quindi, io quale yoga sto praticando?

Per concludere e tirare le fila del discorso, quando ci mettiamo sul tappetino e pratichiamo yoga, a prescindere dallo stile (che sia yin, ashtanga vinyasa, vinyasa, power, hot, bikram, integrale, ecc. ecc.) stiamo facendo tutti Hatha Yoga, ovvero lo yoga del corpo. Utilizziamo pranayama e asana, purifichiamo le nadi, creiamo un corpo forte e flessibile e indirettamente lavoriamo sul nostro corpo energetico preparandolo alla meditazione.

Quando e se decidiamo di far diventare lo yoga una pratica olistica, di auto-realizzazione, scoperta e crescita personale, adottando anche le pratiche suggerite da Patanjali negli otto rami, stiamo facendo Ashtanga Yoga.

In ogni caso, che sia una, l’altra cosa o entrambe, Yoga è tutto ciò che ci sta guidando ad un livello superiore di coscienza e nella direzione dell’auto-realizzazione.

Iniziamo dal tappetino spinti da mille ragioni diverse, ognuno con il proprio passato e storia. Ma come mi piace spesso ricordare, non importa che tu inizi a praticare perché vuoi imparare a meditare o perché vuoi dimagrire. Una volta che saliamo sul nostro tappetino ed iniziamo il viaggio, sarà lo yoga stesso a trasformarci, nella misura e direzione che siamo pronti a vivere ed affrontare.

Avete più chiarezza o ancora qualche dubbio? Fatemelo sapere!

Buona pratica <3

 

Michela Aldeghi – ideatrice di vivoYOGA e E.Motion Artist, artista delle emozioni e dell’energia in movimento.
Studentessa e insegnante di yoga e meditazione, curiosa esploratrice e instancabile viaggiatrice.

 vivo YOGA
vivo_yoga

Quando ci si può considerare “avanzati” nello yoga, quindi non più dei principianti?

Ovviamente quando si conoscono i nomi in sanscrito delle asana, le sequenze dei saluti al sole a memoria e si è capaci di portarsi il piede dietro la testa (meglio se entrambi) e di fluttuare da una posizione all’altra passando sempre da un handstand.

E’ vero?!

This is not, of course 🙂

Se così fosse, i ballerini o i ginnasti sarebbero i migliori yogis al mondo!

Se saper stare in equilibrio sulle mani non fa di me uno studente avanzato, allora cosa fa la differenza?

Uno dei messaggi più difficili da far comprendere a chi inizia a frequentare le lezioni di yoga è l’importanza dell’ascolto e del rispetto di se stessi e del proprio corpo durante la pratica.

L’idea che lo scopo dello yoga sia di dover raggiungere la posizione finale spesso si insinua nella mente del praticante diventando un ostacolo lungo il percorso.
Ma come tutti gli ostacoli, anche quest’idea può diventare nostra maestra e insegnante.

Oggi che siamo nell’era dei social, dell’apparenza e dell’immagine, è ancora più facile che il tappetino yoga diventi il luogo dove tornano a galla le nostre insicurezze, spesso con radici nella nostra infanzia, che ci spingono inconsciamente a dover dimostrare di essere bravi abbastanza o anche migliori degli altri. Per far questo siamo disposti ad esasperare la posizione pur di dimostrare che non siamo da meno o semplicemente per poter dire: “ecco, ce l’ho fatta anch’io!”

Ci confrontiamo con le altre persone nella stanza – o sui social – ma in realtà la vera battaglia è con noi stessi e divenirne consapevoli è il primo passo, perché la pratica dello yoga è anche e soprattutto un cambiamento interiore ed uno studente “avanzato” è colui che inizia a sperimentare questo cambiamento, da fuori a dentro.’

L’obiettivo dello yoga infatti non è mai la meta, ma il viaggio in sé.

Perciò, da cosa si riconosce uno yogi “avanzato”?

  1. Rispetta il suo corpo nel momento presente

Uno yogi ha imparato ad ascoltare e riconoscere i bisogni del proprio corpo, consapevole che ogni giorno è diverso essendo soggetto a più fattori, sia emotivi che fisici. Può essere che ieri arrivava a toccarsi la punta dei piedi e oggi arriva con le mani alle ginocchia.. lo yogi è in pace con questo e si gode il semplice fatto di allungarsi, a prescindere da dove arrivano le sue mani 🙂

  1. La sua attenzione durante le asana va al respiro

Lo yoga è una pratica di consapevolezza e la prima attenzione va al nostro respiro. Per questo durante la pratica, il primo intento dello yogi è quello di tenere l’attenzione quanto più a lungo nella respirazione, lasciando che sia lei a guidare il movimento. Ogni volta che si accorge che non sta respirando, semplicemente ne prende atto e ritorna con la consapevolezza nel respiro e nel corpo.

  1. Si confronta solo con se stesso

Il viaggio attraverso cui lo yoga ci accompagna rimane sempre soggettivo, dipende dal punto di partenza, dalle proprie esperienze passate, dalle ragioni che ci hanno spinto in primo luogo a salire sul tappetino. Per questo lo yogi non si confronta con gli altri, perché è consapevole che ognuno ha un’esperienza interiore diversa. Semmai, lascia che gli altri siano un’ispirazione!

  1. Si gode il viaggio

Lo yoga è un viaggio che dura tutta la vita, ogni pratica ci porta sempre più profondamente a scoprire noi stessi, rivelandoci chi siamo nel corpo e nella mente. Non esiste punto d’arrivo, è una costante evoluzione e cambiamento. Per questo lo yogi ha imparato a godersi il viaggio, scoprendo in esso la vera essenza della pratica.

  1. Ama se stesso

L’amore per se stessi non è argomento facile, al mondo d’oggi viene spesso scambiato per egoismo. Bisognerebbe prima amare gli altri, giusto?
Lo yoga porta poco a poco a riscoprire un genuino amore per se stessi, per chi si è, a prescindere dalle cose che si fanno, da come si appare, dagli obiettivi raggiunti o dalle proprie capacità. Lo yoga ci fa fare pace con noi stessi, ci mostra buio e luce dentro di noi e con la pratica costante, ci dona la capacità del perdono e dell’accettazione.

Uno yogi avanzato si riconosce perché ha imparato a rispettare i propri limiti, a celebrare i propri successi e a godersi il viaggio della vita in compagnia innanzitutto di se stesso.

E tu sei d’accordo? Hai iniziato a sperimentare qualcuno di questi cambiamenti? O magari degli altri? Fammi sapere!

Enjoy your journey.

Namastè

 

Michela Aldeghi – ideatrice di vivoYOGA e E.Motion Artist, artista delle emozioni e dell’energia in movimento.
Studentessa e insegnante di yoga e meditazione, curiosa esploratrice e instancabile viaggiatrice.

 vivo YOGA
vivo_yoga

© VivoYOGA | p.i. 03554400139 | Privacy Policy | Cookie Policy