Oggi donne scrivo un articolo diverso dagli altri. In questo momento di blocco, le riflessioni che ci dobbiamo porre in primis sono sulla volontà o meno di continuare con la tipologia di società capitalista che governa il nostro tempo e lo scorrere della nostra vita. Ci possiamo definire libere e liberi fino ad un certo punto. Credo fortemente che sia giunto il momento di smettere di vivere in una società basata su un’economia in cui vengono creati degli illusori bisogni. Possiamo liberarci di questi ed invertire noi stessi il flusso economico, ricreando una realtà in cui la semplicità e l’essenzialità stanno alla base della piramide.
Perché questa introduzione se nel titolo c’è scritto vagina?
Perché una delle scelte che possiamo fare noi donne è quella di informarci su cosa utilizziamo per “contenere” il sangue nei giorni del flusso. Già contenere è un termine che un pò mi fa rabbrividire. È importante fare questo passo se contiamo che più o meno la nostra vita è caratterizzata da 400 cicli, ossia 2400 giorni in cui perdiamo sangue mestruale.
Come i pannolini usa e getta per i bambini, gli assorbenti che noi utilizziamo sono altamente inquinanti tanto che “in un anno vengono gettati 45 miliardi di assorbenti, un volume tale che se li si allineasse, coprirebbero la distanza fra le terra e il sole.” [1]
Facciamo attenzione perché non sono solo terribilmente nocivi per l’ambiente che ci sta attorno (che comunque dovrebbe farci drizzare le orecchie, visto che la maggior parte delle patologie è correlata allo stato di inquinamento ambientale), ma sono dei veleni per la nostra flora vaginale. Da molteplici studi si è visto, infatti, come gli assorbenti che troviamo negli scaffali dei centri commerciali siano impregnati di: il famosissimo glifosato, diossina, idrossitoluene butilato, pesticidi, erbicidi… Questi per citarne solo alcuni, poiché in alcune ricerche è risultato che le sostanze tossiche e cancerogene presenti negli assorbenti vadano dalle 20 alle 30. In sintesi, tutte sostanze che vengono definite come interferenti endocrini, ossia sostanze esogene che competono con l’azione fisiologica dei nostri ormoni. È come se queste prendessero il posto dei nostri ormoni che ad esempio si devono occupare della maturazione dell’ovulo, ma essendo chimiche, il corpo non può riconoscere questo messaggio e manda, quindi, un messaggio totalmente differente, intaccando così la risposta normale del nostro organismo. E interferente negli assorbenti, interferenti nel cibo, interferente nello shampoo, nel dentifricio, nei detersivi, nei vestiti… come può il nostro organismo lavorare in condizioni di salute, se per di più gli facciamo respirare aria inquinata?
Ma come è possibile, mi chiedo, che degli oggetti che vengono a contatto con la porta della vita, siano inquinati da sostanze che ci possono far seriamente ammalare?
Le risposte sono due.
La prima, quasi inflazionata oserei dire, è che la produzione commerciale di assorbenti esterni e tamponi è gestita principalmente da tre grandi multinazionali: Procter&Gamble, Johnson&Johnson e Kimberly-Clark. Prendiamo ad esempio l’azienda Procter&Gamble, insieme al marchio Tampax, di cui è diventata proprietaria nel 2011. Questa commercializza anche i pannolini Pampers, i detersivi Ariel, Dash, Mastro Lindo, Febreze, Lenor e Ace, Pantene, Head&Shoulders, Oral B, insomma altri marchi di cui i componenti sono tossici, basta ormai informarsi sulla composizione INCI (international nomenclature of cosmetic ingredients) per capire le schifezze che ci mettono dentro. [2]
La seconda risposta alla domanda soprastante, forse la più sconcertante tra le due, ma non meno sorprendente, è che gli assorbenti non sono sottoposti a nessun controllo sanitario né tanto meno ai controlli a cui viene sottoposta l’industria cosmetica.
Quindi, la nostra salute femminile è commercializzata a seconda di quale sia il profitto più alto a minor dispendio economico per chi commercializza. E chi ne fa le spese di tutto questo è la nostra vagina, all’interno della quale l’equilibrio è molto delicato. La nostra flora vaginale, infatti, viene intaccata da queste sostanze tossiche facilitando così l’insorgenza di patologie nella vagina stessa, nell’utero, insomma in tutto il nostro apparato.
Quindi, quale la soluzione? A mio parere è ora che prendiamo in mano la situazione, è ora che tutti noi ci prendiamo la nostra parte di responsabilità nelle scelte quotidiane riguardo alimentazione e beni di altri consumi. Noi donne in questo abbiamo anche una parte di responsabilità in più nella scelta di cosa comprare durante i nostri giorni rossi.
Che alternative abbiamo rispetto agli assorbenti chimici?
- La coppetta mestruale. Ormai conosciutissima, è un metodo che ci permette di raccogliere il sangue, di osservarlo, di donarlo. C’è un però. Non è adatta a tutte le vagine. Ci sono vagine che si rifiutano di essere ospiti di un aggeggino di gomma che rimane a contatto con le pareti,
- Gli assorbenti in cotone biologico (ricordatevi di verificare la trasparenza dell’azienda produttrice). Possono essere dei validi sostituti rispetto a quelli chimici. Di sicuro tutelano di più la nostra flora vaginale, ma rimane il problema dell’eco-sostenibilità, tra lo scarto dell’assorbente stesso, dell’involucro e della confezione complessiva, purtroppo l’impatto ambientale è forte,
- Le mutande assorbenti. Queste per me sono state davvero una scoperta sensazionale. Sono mutande, stile culottes normalissime (anche abbastanza gradevoli alla vista) con una parte assorbente che va dalla zona anteriore del pube alla zona posteriore del sacro. Le indossi e puoi mestruare in completa libertà. Quasi come facevano una volta. Nelle campagne, ad esempio, era usuale tra le donne del popolo lasciar colare il flusso liberamente oppure era comune utilizzare dei panni, che derivavano da scarti di stoffa o lenzuola che venivano cuciti, utilizzati durante i giorni del sangue e poi lavati,
- Gli assorbenti lavabili. Stessa cosa per le mutandine assorbenti. Li si utilizza e poi li si lavano,
- La spugna marina riutilizzabile. È una vera e propria spugna, un organismo vivo, che dicono venga raccolta a fine vita. La si introduce in vagina e questa assorbe il nostro flusso.
Ho scoperto, ma non ancora sperimentato, di un metodo che si chiama “flusso istintivo libero”, mi è parso molto interessante e vorrei condividerlo. La metodica consiste nella capacità attraverso una dolce e delicata contrazione del perineo di trattenere il sangue mestruale in vagina e liberarlo quando si va in bagno come per fare pipì. Mi ha affascinato molto sapere che alcune donne riescano ad essere così in contatto con il proprio corpo, con la possibilità di essere totalmente libere da contenzioni. E mi affascina anche la possibilità di metterci a
lla prova con quello che proviamo nel lasciare fluire liberamente il sangue sul nostro corpo, vedere cosa si scatena in noi, quali le sensazioni, i pensieri, i pre-concetti. Sentire cosa il reale contatto fluido-corpo porti a galla.
Per concludere, di alternative ce ne sono tantissime, di tutti i tipi a seconda delle esigenze. Credo sia importante riflettere su che tipo di mercato vogliamo alimentare con le nostre scelte femminili, se un mercato che ci suggerisce di nascondere le mestruazioni attraverso l’uso di tamponi interni chimici o che vuole inquinare ciò che di più sacro abbiamo attraverso la produzione di assorbenti esterni chimici oppure se vogliamo essere parte di un cambio di paradigma e di visione, accettando e celebrando ciò di cui siamo portatrici: sangue di vita e sangue di morte.
Vi lascio con le parole dell’autrice del libro “Questo è il mio sangue”, Elise Thiébaut, che mi hanno ispirata:
Forse è giunta l’ora di riprendere il potere sulle nostre vite e riabilitare il sangue mestruale creando le nostre regole. Perché non fondare una cooperativa transnazionale in cui le donne possano discutere insieme delle priorità da dare alla ricerca, organizzarsi per fare pressione sui produttori di protezione igieniche, e condividere le informazioni, il sapere e le esperienze sulle mestruazioni?
…Prima che gli speculatori di ogni sorta assumano definitivamente il controllo delle nostre cellule, dei nostri corpi, dei nostri desideri e dei nostri destini, è arrivato il momento di ricollocare l’umanità al centro delle nostre vite mestruali. Questa sarà forse la prima rivoluzione al tempo stesso sanguinosa e pacifica. Ma potrebbe essere, chissà, la madre di tutte le battagli e future per l’emancipazione delle donne e degli uomini.
[1] Jessica Gitsham, addetta alla comunicazione azienda Natracare
[2] ‘’Questo è il mio sangue. Manifesto tabù contro le mestruazioni’’ Elise Thiébaut
366 3402454
val.vavassori@gmail.com
www.valentinavavassoriosteopata.com
osteopatia-Valentina Vavassori