Calor, rubor, tumor, dolor, laesa functio, calor, rubor, tumor, dolor, laesa functio, calor, rubor, tumor, dolor, laesa function
Visto che siamo in un blog di benessere e yoga, qualcuno potrà pensare che sono le parole di un mantra che possiamo recitare per ottenere qualche beneficio. Queste cinque parole invece sono le cinque manifestazioni dell’infiammazione. Quando abbiamo un trauma o abbiamo una infiammazione in atto il corpo ci parla e lo fa attraverso questi cinque fenomeni.
Per infiammazione, o flogosi, si intende l’insieme delle modificazioni che si verificano in un distretto dell’organismo colpito da un danno di intensità tale da non incidere sulla vitalità di tutte le cellule di quel distretto. Il danno è provocato da: agenti fisici (traumi, calore), agenti chimici (acidi ecc.), agenti tossici e da agenti di natura biologica (batteri, virus ecc.). La risposta al danno è data dalle cellule che sono sopravvissute all’azione di esso. L’infiammazione è una reazione prevalentemente locale.
Il primo segno è CALOR, ovvero il calore. Quando le cellule della parte in questione si attivano, aumentano il loro metabolismo creando una ipertermia locale per intervenire nei confronti dell’agente esterno o interno che ha provocato il danno. Questa attivazione, in genere, provoca un aumento dell’afflusso di sangue nella zona, dando manifestazione al secondo fenomeno che è il RUBOR, cioè il rossore. Nella zona colpita dal danno abbiamo quindi un aumento dell’attività cellulare locale, un aumento del flusso di sangue che veicola l’arrivo di una serie di cellule di difesa per fermare l’agente che ha attaccato l’organismo. Possiamo immaginarci una sorta di sovraffollamento della zona infiammata che esternamente si manifesta con TUMOR ovvero il gonfiore che indica la presenza di un edema nella zona colpita. Per edema si intende appunto la presenza di liquido intercellulare e intracellulare ricco di cellule immunitarie, vive o morte. A questo punto il corpo, se non l’ha già fatto in maniera non troppo violenta, ci manda un messaggio che in genere non ignoriamo che è DOLOR, appunto il dolore. Il dolore è veicolato dai recettori presenti in ogni parte del nostro corpo ed è un campanello d’allarme per il nostro stato di salute. Abbiamo già visto che il dolore non va ignorato o represso senza capire cosa lo aveva generato, ma va ascoltato e preso in considerazione o addirittura utilizzato come guida per ritrovare il benessere. L’ultima manifestazione del dolore, che è anche la più preoccupante è quella che si chiama LAESA FUNCTIO, ossia la perdita temporanea o permanete, della funzionalità della zona colpita. Quante volte abbiamo avuto il torcicollo, la schiena bloccata, un ginocchio o una caviglia così gonfi da non poterli più muovere o un dolore al piede che ci impedisce di camminare?
In alcuni casi questi fenomeni si presentano in modo progressivo uno dopo l’altro mentre in alcuni casi abbiamo la comparsa simultanea di tutti i fenomeni.
Prendiamo per esempio una tendinite, ovvero una infiammazione nella zona tendinea del muscolo; in genere insorge in maniera progressiva, dandoci prima qualche segnale di calore o rossore dopo uno sforzo e poi manifestandosi con gonfiore e dolore dopo sforzi prolungati e ripetuti fino alla impossibilità di eseguire un movimento specifico a causa proprio dell’infiammazione. In questo caso abbiamo sicuramente un perdita temporanea della funzione che, risolta l’infiammazione, torna ad essere integra.
Nel caso di un trauma invece, come ad esempio una distorsione di caviglia o ginocchio, avremo la comparsa di tutti i fenomeni contemporaneamente. Infatti ci troveremo ad avere una caviglia o un ginocchio caldo, rosso, gonfio dolorante e che non possiamo assolutamente utilizzare. Anche in questo caso siamo in presenza di una alterazione temporanea della funzione che potrebbe anche non recuperare completamente in base al tipo di trauma.
Infine quando il trauma colpisce alcune zone fondamentali del nostro corpo, come un organo interno o il sistema nervoso potremmo arrivare ad un danno che crea una perdita, anche solo parziale, della funzionalità di quell’organo ma che resta permanente. E’ il caso di una ulcera gastrica oppure intestinale, di una ernia discale espulsa con lesione della radice nervosa corrispondente che potrebbe provocarmi la perdita parziale di forza dei muscoli innervati da quella radice nervosa.
Come vi raccontavo la volta scorsa il corpo ci parla, prima ci sussurra con piccoli segnali di calore e rossore, poi comincia ad alzare la voce parlandoci con il dolore e il gonfiore, infine grida aiuto portandoci alla perdita della funzione interessata.
E noi cosa facciamo? Naturalmente ci prediamo cura, ascoltando quello che il corpo ci dice e quando ce lo dice. Continuando a fare prevenzione con uno stile di vita socialmente, fisicamente ed emotivamente sano dovremmo ridurre al minimo gli episodi di dolore acuto legato ad una infiammazione.
Cosa fare in caso di infiammazione?
Quando si presentasse un’infiammazione, il mondo della medicina tradizionale e il mondo della medicina olistica hanno diversi rimedi da proporci. Ricordo a tutti che diagnosticare un problema e prescrivere il farmaco più adeguato è compito esclusivo del medico generico o del medico specialista al quale ci siamo rivolti.
In caso di una infiammazione provocata da un agente chimico o da un agente batteriologico la prima cura sarà proprio di ordine farmacologico ad azione generale o locale (naturale, omeopatico o chimico).
Nel caso di un trauma o di una lesione legata soprattutto all’apparato locomotorio possiamo intervenire anche con alcuni rimedi locali che possono alleviare i nostri sintomi.
In assenza di lesioni cutanee anche superficiali il primo rimedio è il ghiaccio; ha un grande potere nel rallentare l’afflusso di sangue, contrastare l’aumento della temperatura locale, bloccando quindi il fenomeno infiammatorio e indirettamente riducendo dolore e gonfiore.
Anche i bagni di contrasto possono essere un ottimo rimedio all’infiammazione soprattutto quella articolare e muscolare. I bagni di contrasto consistono nell’immergere la parte interessata dall’infiammazione alternativamente in acqua calda e fredda con un rapporto di uno a tre: un minuto di acqua fredda e tre minuti di acqua calda almeno tre volte. La temperatura dell’acqua fredda dovrebbe essere attorno ai 12°/ 15° mentre quella dell’acqua calda non dovrebbe superare i 36°. Nelle nostre case è difficile avere un’acqua corrente così fredda e quindi sarà necessario aggiungere qualche cubetto di ghiaccio per ottenere la temperatura desiderata. Sarebbe anche ottimale aggiungere un cucchiaio di sale nella soluzione calda in modo da facilitare l’effetto drenante. In caso dovessimo fare bagni di contrasto su una superficie che non possiamo immergere (ad esempio la schiena), potremo utilizzare il doccino, accontentandoci della temperatura più fredda che possiamo ottenere.
Un altro rimedio abbastanza diffuso per le sue proprietà cicatrizzanti e antinfiammatorie sono i cataplasmi di argilla. Il cataplasma è un impacco costituito da farmaci e da una sostanza inerte da applicare sulla pelle. Un tempo si usavano le farine, come quella di riso o di lino, inumidite con un decotto di erbe medicinali. Nel caso dell’infiammazione l’argilla stessa diventa medicamentosa perché ricca di sostanze che rallentano il processo infiammatorio e alleviano i sintomi. Ci sono diversi tipi di argilla con qualità organiche leggermente diverse, la più indicata nel nostro caso è l’argilla verde ventilata che ha un alto potere antinfiammatorio per l’elevata presenza di silicio e di alluminio e in misura ridotta di altri minerali come ferro, argento e rame. Lo scambio tra i componenti presenti nell’argilla e i nostri sali minerali favorisce l’eliminazione dell’acqua in eccesso e attiva il sistema drenante dell’organismo riducendo così il gonfiore e i sintomi dolorosi legati al trauma. Inoltre abbassa la temperatura locale.
Ma come applicare un perfetto impacco? Quanto lo tengo? Avvolgo la parte nella pellicola o la lascio esposta all’aria? Come sempre il buon senso deve essere la nostra guida.
L’argilla deve essere preparata con poca acqua e dell’olio (due parti di argilla, una di acqua e una di olio potrebbero essere un buon rapporto per cominciare) e può essere conservata in frigorifero per qualche giorno avendo l’accortezza di non esporla alla luce e di non farla entrare in contatto con nessun metallo, sia in preparazione che in conservazione. Potremmo sostituire l’olio di oliva con olio essenziale di cipresso, timo rosso, menta o eucalipto per un maggior potere drenate e rinfrescante, ma fate sempre un prova su una piccola parte per assicurarvi che non vi creino reazioni allergiche o eccessive.
Il fango così ottenuto si applica sulla parte interessata, anche in caso di leggera lesione della cute (in caso di lesione più profonda o sporca consultate un medico esperto di medicina naturale) e si lascia agire. Il mio consiglio è quella di tenerla almeno 30 minuti avvolta in un panno di cotone o di attendere la completa essiccazione se il vostro tempo ve lo permette e se la parte da trattare non è troppo ampia. Rimuovete poi lo strato di argilla (potrebbe esserci un lieve arrossamento) con un panno umido ma abbiate l’accortezza di non farla negli scarichi, potrebbe intasarli nel tempo. Naturalmente non dobbiamo accontentarci di un impacco ma proseguire per alcuni giorni.
Altro rimedio conosciuto per i dolori muscolari e articolari è l’artiglio del diavolo o Harpagophytum procumbens. E’ una pianta perenne, originaria dell’Africa, conosciuta già nei tempi passati dagli uomini di medicina africani. Ha un grande potere antinfiammatorio soprattutto per quanto riguarda l’apparato osteo tendineo e muscolare. Si trova spesso in pomate o unguenti abbinata anche all’Arnica montana. Questa è un’erba appartenete alla famiglia delle Asteracee ha diverse proprietà tra cui spicca quella antidolorifica e antinfiammatoria. Favorisce la cicatrizzazione delle piccole ferite e può alleviare fastidi legati alle punture di insetto o delle piccole scottature.
Un altro rimedio antico ma efficace che è stato riscoperto di recente sono gli impacchi di foglie di cavolo. Il Cavolo verza della specie Brassìca oleracea, molto caro al dott. Mozzi (provate a verificare sul suo sito, ne parla abbondantemente) era in passato considerato la cura per molti o per tutti i mali. Naturalmente oggi sarebbe stupito pensare che esista qualcosa che cura tutto ma la composizione di questo ortaggio lo rende adatto nelle diete depurative e sembra prevenire molte malattie degenerative. Non esiste alcuno studio che provi l’efficacia dell’uso locale delle sue foglie ma provate e fatemi sapere.
Possiamo preparare gli impacchi in due modi. Il primo utilizzando le foglie sbollentate e fatte raffreddare e applicate per trenta minuti sulla zona interessata dal dolore. Alla fine dell’impacco la verza potrebbe essere scura e maleodorante perché avrà attirato in superficie le tossine della zona sottostante.
Il secondo metodo consiste nel tagliare le foglie a strisce e appiattendole. Meglio utilizzare una bottiglia di vetro e non con il mattarello in modo da far fuoriuscire il succo ma da non farlo assorbire dal legno. Applicate poi più strati di cavolo ben imbevuto del suo succo, avvolgete in una garza di cotone e lasciate in posa per almeno un’oretta. Anche quando toglierete l’impacco non lavate immediatamente la parte in modo da lasciar agire i principi un pò più a lungo. L’odore non è gradevole ma l’effetto è assicurato.
Non ho la pretesa di conoscere tutti i rimedi anti-infiammatori e antidolorifici ma qui ce ne sono alcuni che io ho sperimentato essere efficaci nella mia carriera. Per cui ora tocca a voi, sperimentate e fatemi sapere!