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Come può lo yoga aiutare in caso di stati d’ansia, stress o addirittura depressione? Rispondo a questa domanda perché è una delle ragioni per cui vengo contattata più spesso, soprattutto in caso di richieste per percorsi privati e creati su misura. Specie dall’avvento della pandemia, i casi di attacchi di panico, ansia, stress e depressioni sono esponenzialmente aumentati. Il cambio dello stile di vita, per qualcuno radicale, ci sta portando sempre più a sentirci soli, isolati, spaventati e ad affrontare grandi incertezze.

Lo yoga è di grande aiuto, e sempre più studi scientifici ce lo stanno confermando. Non a caso negli ultimi due anni in molti hanno iniziato a praticare yoga facendolo diventare una costanza della propria routine quotidiana.

Ma come lo fa? Perché e come lo yoga ci può aiutare?

La grande differenza esistente tra la pratica dello yoga rispetto ad altre discipline corporee, è la consapevolezza che noi portiamo nel movimento, attraverso lo strumento del respiro. La nostra respirazione è uno dei ponti tra corpo e mente, mettendo in comunicazione lo stato emozionale con quello fisico, aiutandoci nel radicamento e, conseguentemente, facendoci sentire al sicuro nel nostro corpo.

Stati quali ansia, stress e depressione, corrispondono ad un disequilibrio energetico. Una pratica come lo yoga, che agisce sul corpo e sulla mente in ugual maniera, ci aiuta a riportare in equilibrio il nostro sistema. Grazie al movimento e all’azione della respirazione profonda e controllata, le tensioni del corpo si rilasciano, la mente si acquieta trovando pace ed armonia. La mente si riorganizza, definendo nuove priorità, sentendosi più a suo agio in un corpo flessibile e forte. Questo permette al sistema nervoso di distendersi. Di conseguenza siamo capaci di rallentare, trovare nuova energia, stimoli e senso di fiducia e sicurezza dentro di noi.

Questa è una panoramica, in forma assolutamente sintetizzata e semplificata, di come lo yoga agisce e ci trasforma. Ne avevamo parlato in maniera più approfondita qui, in questa intervista-chiacchierata con Valentina Vavassori (osteopata) e Maria Elide Vanutelli (psicologa e neuroscienziata), entrambe anche insegnanti di yoga.

 

Quando le forme di ansia o stress si sono manifestate in forma lieve, una pratica yoga generalizzata ha già grande impatto benefico sul nostro sistema. Quando i sintomi si sono manifestati in forma già più impattante sulla nostra vita, il consiglio è senz’altro di affrontare un percorso terapeutico con un professionista, a cui affiancare la pratica dello yoga. In questo caso, sarebbe utile farsi consigliare da un insegnante qualificato il tipo di lavoro e percorso più adatto al nostro caso specifico. L’ideale sarebbe intraprendere un percorso personalizzato e studiato su misura delle necessità soggettive.

Yin e Yang nell’approccio con ansia e depressione

È da tener presente che ansia e depressione vengono affrontate in modalità differenti, perché i loro effetti sul nostro sistema sono quasi opposti. Quando viviamo stati depressivi, molto comunemente la nostra mente sta rimuginando sul passato, su ciò che c’era e non è più, su quello che si è perso e che ci manca. Di conseguenza, vengono a mancare l’energia vitale, la motivazione e la forza di volontà.

Una pratica mirata al risveglio di questa energia è fondamentale. In particolare si adotterà un approccio energetico Yang, che stimoli il sistema nervoso e i centri energetici legati all’autostima, all’apertura del cuore alla vita e agli altri. In questo caso, una pratica energizzante dinamica e attiva, che lavori in particolare su terzo e quarto chakra, aiuterà il risveglio della parte di noi sopita, riportando motivazione, gioia e volontà, sentendo il corpo forte e scattante.

In caso di stati d’ansia e stress, al contrario,  la nostra mente è focalizzata sul futuro, su ciò che potrebbe essere, sulle incertezze e sulle preoccupazioni. Avrò dunque necessità di ritrovare il senso di sicurezza che è venuto a mancare, riportando la mente in uno stato di quiete e calma.

In questo caso ci viene in aiuto una pratica Yin, volta alla distensione, che rilassa in profondità i tessuti, sciogliendo le tensioni profonde, stimolando il nevo vago e riportandoci presenti a noi stessi. Adotterò dunque un approccio più introspettivo, di ascolto e percezione, stimolando i chakra più bassi, legati al radicamento e alla fiducia nella vita.

Spesso, quello che si vive è una sorta di mix tra le due cose: non è infatti detto che se soffro di attacchi di panico non stia vivendo anche una forma depressiva, e viceversa. Per questo è importante saper bilanciare bene gli “ingredienti”. Un giusto quantitativo di yin & yang, conditi con la presenza mentale e il lavoro sulla respirazione, sono la ricetta per poter ritrovare il benessere che sentiamo di aver perso, nuovo equilibrio e felicità interiori.

Quando il nostro sistema è in disequilibrio, è giusto agire per poterlo aiutare a ritrovare il giusto bilanciamento. Successivamente, è nostro compito mantenere questo equilibrio, lavorando affinché lo stato di appagamento interiore e serenità si mantenga come costante nella nostra vita.


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Yin yoga: una pratica per tutti

Lo stile di vita che impone la nostra società, sempre più stressante, si può considerare a prevalenza Yang. Un eccesso di stimoli porta il nostro sistema ad attivare l’asse dello stress, che se mantenuto sempre attivo a lungo andare va a creare una serie di problemi sul nostro sistema corpo-mente (abbiamo accennato all’argomento nella video-intervista sopra).

A questo proposito lo stile Yin Yoga risponde alla necessità di bilanciare questo eccesso, riportando armonia nel nostro sistema. Estremamente benefico, questo stile è consigliato e adatto a tutti, qualunque esperienza e livello di pratica con lo yoga si abbia. Questo stile yoga si può considerare già un primo approccio alla meditazione, che lavora contemporaneamente su corpo e mente.

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Lo yin yoga è amato per i suoi risultati benefici sul corpo, ma anche sulla mente e sullo stato psichico ed emozionale. Questi effetti sono ancora più immediati e subito riscontrabili dal praticante.

Quali sono i più comuni?

  • diminuiscono ansia e stress
  • migliora il sonno
  • si ottiene calma mentale e quiete
  • ci si sente da subito profondamente rilassati 
  • le tensioni emozionali vengono rilasciate 

Lo yin yoga, con il suo approccio alle posizioni mantenute a lungo, grazie alla respirazione profonda e agendo sui meridiani fasciali nella loro interezza, stimola la distensione stimolando il nostro sistema nervoso parasimpatico e il nervo vago. Lo yin aiuta lo sviluppo dell’interocezione, ovvero la capacità di sentire e divenire consapevoli di sè. Confrontandosi tra praticanti di questo stile di yoga, inoltre, è comune che accadano dei rilasci emozionali durante il mantenimento di una posizione.

Creare una relazione di ascolto profondo interiore, imparando una comunicazione sana con il nostro corpo e le nostre emozioni, attraverso una pratica come lo yin yoga, che mette in comunicazione corpo e mente, è fondamentale per mantenere nella nostra quotidianità salute ed equilibrio. È grazie a questo ascolto che sapremo riconoscere i nostri bisogni e come soddisfarli.

Oltre a riportare equilibrio, lo Yin Yoga ha un impatto importante in caso di stati d’ansia e di stress. Ne parlo in maniera approfondita nel video qui di seguito.


Namastè,

Michela

 

 

Michela Aldeghi – ideatrice di vivoYOGA e E.Motion Artist, artista delle emozioni e dell’energia in movimento.
Studentessa e insegnante di yoga e meditazione, curiosa esploratrice e instancabile viaggiatrice.

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Quando siamo sul nostro tappetino yoga ed eseguiamo le nostre asana, spesso la nostra attenzione si sposta sul tentativo di ricreare attraverso il nostro corpo l’immagine della posizione che vogliamo fare.

Cosa voglio dire con questo?

Se ad esempio l’asana su cui sto lavorando è pashimottanasana (la pinza) e quindi la mia intenzione è quella di allungarmi in avanti sulle mie gambe stese, appena mi approccio alla posizione cercherò di portare subito la fronte alle gambe. Perché l’ho visto fare dal mio insegnante, perché l’ho visto su instagram, perché il compagno di tappetino fa così, ecc.

Nella mia testa ho l’immagine della posizione “finale” ed il mio obiettivo è quello di riprodurre quell’immagine.

Ma questo è fare yoga?

In realtà, quello che ho potuto scoprire io stessa con la mia pratica, è che se mi concentro sull’immagine che voglio riprodurre sto “scavalcando”, perdendomi i benefici della posizione, il viaggio di scoperta che invece l’asana stessa è in grado di farmi vivere.

Sempre per tornare all’esempio iniziale, se sto lavorando sulla posizione della pinza e voglio piegarmi in avanti, il mio obiettivo non dovrebbe essere quello di portarmi la fronte alle gambe, ma riscoprire maggiore flessibilità, estensione, apertura e quindi libertà in tutta la parte posteriore del mio corpo. Che io sia con la testa che arriva addirittura oltre le mie ginocchia o che io sia nella variante più semplificata con le gambe piegate e un supporto sotto il bacino, il risultato ed i benefici che quell’asana mi sta donando non cambiano.

Qualunque variante della posizione, è già la posizione!

Quando il mio approccio all’esecuzione alle asana è cambiato, ed ho iniziato a vivere la pratica con la curiosità di scoprire quello che ogni posizione poteva insegnarmi, l’intero rapporto con lo yoga, il mio corpo e in generale con me stessa, si è completamente trasformato.

Sono passata dal fare una performance sul tappetino, volendo dimostrare chissà cosa, a scoprire e vivere un viaggio di scoperta e ascolto di me stessa e del mio corpo che ha reso la mia pratica ricca di significato. Ho scoperto infatti nel mio corpo uno strumento potente, un incredibile maestro e veicolo di consapevolezza, a molteplici livelli.

Che cosa ho iniziato ad imparare grazie a questo nuovo approccio?

Innanzitutto che il corpo è diverso ogni giorno, ogni momento. Ieri arrivavo con la fronte alle ginocchia, oggi sono più bloccato alla zona del bacino, oppure più corto a livello di muscoli delle gambe, o ancora più contratto alla zona cervicale. Tutte ragioni per cui il mio allungamento ne risente. Questo cambia qualcosa nella mia pratica?

Sì, perché prenderò accorgimenti nell’esecuzione delle mie posizioni che rispettino la situazione attuale, proteggendomi così anche da eventuali infortuni.

No, perché i benefici che ottengo sono esattamente gli stessi! E anzi, la mia asana mio aiuterà nello sblocco di quelle parti in tensione.

Quando invece sto vivendo ancora la mia pratica yoga come una performance cosa accade?

Che non accetto il fatto che il mio corpo sia diverso e lo forzerò ad ottenere lo stesso risultato del giorno precedente, rischiando anche un infortunio, vivendo ad un livello emotivo la frustrazione e non riuscendo a guidare bene il respiro nel corpo – cosa che mi causerà più tensione che benefici.

La cosa interessante è che, imparando ad ascoltarsi, ci possiamo anche accorgere che le ragioni per cui il corpo è sempre diverso possono dipendere da motivazioni differenti.

A volte il cambiamento è una diretta conseguenza di qualcosa che ho fatto con il corpo. Ad esempio, se il giorno prima ho camminato tutto il giorno in montagna, è normale che poi abbia i muscoli un pò più corti.

Altre volte il cambiamento del corpo dipende da fattori emotivi e mentali. Ad esempio, se siamo in tensioni per qualcosa che ci sta preoccupando, molto facilmente non sto riuscendo a guidare bene il respiro nel petto, l’area del torace sarà più chiusa con conseguente maggiore tensione all’area cervicale.

E’ interessante poter ascoltare il nostro corpo e scoprire come lui ci sta sempre dando una visione chiara e realistica di ciò che sta accadendo nel nostro mondo interiore. Interrogandoci e scoprendoci attraverso le asana abbiamo la possibilità di imparare a conoscerci e poter quindi poi aiutare noi stessi con quegli accorgimenti che ci permetteranno di lavorare ad un livello più profondo rispetto al solo involucro fisico.

La pratica fisica dello yoga diventa così un vero e proprio viaggio di scoperta di noi stessi.

Che altro è cambiato nella mia pratica grazie a questo nuovo approccio?

Incredibilmente (ma in realtà non c’è da stupirsi) ho iniziato ad avere accesso a posizioni che avevo sempre considerato impossibili per me. Improvvisamente il corpo ha iniziato ad aprirsi più facilmente e velocemente, diventando più flessibile, morbido e forte. Senza stare a desiderare di arrivare da nessuna parte, ma concentrandomi invece sui bisogni del mio corpo e donando lui quello di cui aveva bisogno, lui mi ha ripagata rendendo possibile l’impossibile.

L’importante è – ovunque io sia lungo il mio percorso – godermi il percorso. Perché la meta è il viaggio stesso.
Buonissima pratica.

Namastè

 

Michela Aldeghi – ideatrice di vivoYOGA e E.Motion Artist, artista delle emozioni e dell’energia in movimento.
Studentessa e insegnante di yoga e meditazione, curiosa esploratrice e instancabile viaggiatrice.

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