Esistono oggi differenti stili di yoga, alcuni con approcci più dinamici, altri più statici e meditativi. Dal mio punto di vista non credo esista uno stile migliore dall’altro. Lo yoga resta uno strumento e come tale deve adattarsi all’individuo, mai viceversa!
Se vogliamo dare uno sguardo ai differenti stili da un punto di vista energetico, potremmo classificarli in approcci che possono essere più Yin o più Yang.
I due termini, accompagnati dal famoso simbolo, affondano le loro radici nel mondo antico cinese. Secondo questa filosofia, l’intera creazione, noi compresi, trova le sue fondamenta nei due poli e in tutte le loro sfumature. Yin e yang rappresentano la dualità, intesa come due forze opposte alla base del tutto che si completano e armonizzano tra loro per portare equilibrio. Il bianco e il nero sono entrambi necessari e non potrebbe esistere l’uno senza l’altro. Solo nel buio più profondo risplende di tutta la sua luce il lume d’una candela!
Lo yang rappresenta il polo positivo, energico, caldo, dinamico e legato all’azione. Lo yin è il polo negativo, passivo, freddo, introspettivo e legato all’ascolto.
La rappresentazione proposta è riduttiva rispetto a un concetto estremamente vasto e complesso, molto affascinante, che invito ad approfondire.
Questa premessa è però fondamentale per introdurre uno stile di yoga che ha acquisito particolare fama negli ultimi anni: lo yin yoga.
Opposto a uno stile yang, quindi dinamico e attivo che coinvolge maggiormente la muscolatura, lo yin si presenta con un approccio passivo alle posizioni, le quali vengono mantenute a lungo, almeno tre minuti, tempo minimo valutato per agire più profondamente sul sistema connettivo. È su questo sistema, infatti, che lo yin ottiene i maggiori benefici. Tendini, legamenti e fascia, per loro struttura, risultano meno elastici, ma più plastici. Richiedono dunque più tempo per potersi modificare ma al contempo mantengono la forma acquisita in maniera duratura.
I muscoli risultano invece elastici, tendono ad allungarsi e a ritornare velocemente allo stato primario. Avere muscoli forti e flessibili è ciò che ci garantisce non solo articolazioni sane e protette, ma anche una risposta resiliente ai bisogni che le diverse situazioni della vita ci richiedono.
Tuttavia è bene ricordare che muscoli e fascia sono inscindibili e strettamente collegati. Il muscolo non solo viene avvolto da questa struttura ma è connesso e prosegue in tutto ciò che lo circonda. Se vogliamo guadagnare in flessibilità è dunque importante lavorare in maniera complessiva, tenendo presente la natura più plastica di questi altri sistemi.
Lo yin yoga grazie al suo approccio passivo nelle posizioni, agisce più in profondità proprio sul sistema fasciale e sulle articolazioni, creando spazio in esse e donando grande flessibilità anche ai nostri muscoli.
Come lo fa?
- le posizioni vengono mantenute a lungo, almeno tre minuti
- vengono presi in considerazione i tracciati della fascia (meridiani miofasciali) e non la singola sezione del corpo
- i muscoli non vengono coinvolti attivamente
- si guida la respirazione nel corpo, permettendo al respiro stesso di accompagnarci sempre più in profondità nella posizione, senza forzatura
Lo yin lavora con posizioni che prendono in considerazione la continuità dei tracciati, mantenendole a lungo. Il risultato è un lavoro che potremmo vedere come integrato e olistico. È per seguire e contattare più facilmente i meridiani miofasciali che spesso le posizioni vengono tenute con la schiena curva. Al contrario di un qualunque altro stile di yoga, infatti, ti sentirai dire, mentre ti pieghi in avanti: avvicina il mento al petto e scendi con la testa verso le gambe. Grazie a questa attivazione o, meglio dire, non attivazione, i muscoli non vengono coinvolti, se non indirettamente.
L’effetto sarà quello di sentirsi “tirare” dalla testa fino alle dita dei piedi! Agendo su tutto il meridiano, molto facilmente ognuno di noi noterà una tensione in un’area diversa, indice che quella zona è quella che per noi è più rigida. In ogni caso, rilasciando e lavorando su tutta la catena, stiamo ottenendo un beneficio completo, che si riverserà in ogni area.
Il praticante yin scopre presto che le stesse posizioni, se mantenute con attivazione muscolare o senza, risultano molto diverse. L’attivazione, infatti, richiama sangue e calore. Questo è ciò che ci permette di entrare nelle posizioni più facilmente. Ci basta notare come cambia la nostra flessibilità se pratichiamo in un luogo molto caldo o freddo. Nel secondo caso tendiamo a sentirci più rigidi. Questo accade anche se la nostra pratica la facciamo la mattina o la sera. Chi pratica a fine giornata si sentirà entrare nelle posizioni più facilmente, perché il corpo è caldo e c’è maggiore afflusso di sangue ai muscoli che sono già stati attivati dalle azioni compiute dalla nostra attività quotidiana.
Proprio per queste ragioni, per ottenere i massimi benefici fisici dalla pratica yin, è preferibile farla la mattina: con meno afflusso sanguigno sarà più facile e diretto il lavoro sulla fascia. Ricordiamo che se non sento una rigidità quando mi muovo a corpo caldo, non significa che questa non c’è! È lo stesso concetto del movimento di un’articolazione o arto dolorante. Capita spesso che se il muscolo è freddo il movimento ci risulta doloroso. Quando invece cominciamo a muoverci e lo scaldiamo non sentiamo più il fastidio. Per poi sentirlo ripresentarsi magari durante la notte. Non sentire la rigidità o il fastidio non significa che non esiste la problematica, solo che in questo momento non la stiamo più notando.
Per questa ragione, integrare la pratica yin e quella yang diventa quasi fondamentale per poterci garantire una salute integrata.
Yin yoga: benefici tra corpo e mente
Lo yin yoga non è amato solo per i suoi risultati benefici sul corpo, ma anche sulla mente e sullo stato psichico ed emozionale. Questi effetti sono ancora più immediati e subito riscontrabili dal praticante.
Quali sono i più comuni?
- diminuiscono ansia e stress
- migliora il sonno
- si ottiene calma mentale e quiete
- ci si sente da subito profondamente rilassati
- le tensioni emozionali vengono rilasciate
Ne parlo in maniera più approfondita in questo video:
Questa pratica si può considerare a tutti gli effetti come una meditazione che mette in collegamento corpo e mente, agendo su entrambi i livelli con azione distensiva e rilassante.
Lo stile di vita dell’uomo occidentale tende a essere sempre più stressante, spinto alla prestazione e all’azione, sempre più yang. Da un punto di vista energetico, continuare a spingerci sempre più in direzione yang, scegliendo tutte quelle attività che alimentano questa energia, senza compensare e dare abbastanza spazio all’energia yin, necessaria per il recupero, ci porta a lungo andare a esaurire il nostro sistema. L’energia yang l’abbiamo già associata al calore e al fuoco. Ma cosa fa un fuoco lasciato ardere senza il controllo dell’acqua? Ci brucerà la casa e infatti, come determina un eccesso di energia yang nel corpo, aumenta il nostro livello di stress, estremamente debilitante se protratto nel tempo, andando a creare e alimentare stati infiammatori.
Tutti gli stili di yoga prevedono un momento di integrazione e rilassamento finale, chiamato savasana. Dovrebbe essere un momento dedicato alla presa di coscienza del proprio corpo nella sua interezza, un momento di ascolto profondo. Capita spesso in questa posizione che ci si addormenti, non appena al corpo viene data occasione semplicemente per stare senza fare “niente” entra subito in riposo, approfittando per rigenerarsi!
Il riposo è fondamentale per la rigenerazione e regolazione a livelli profondi del nostro sistema. Tuttavia, è sempre più comune soffrire di disturbi del sonno. Questo si riflette di conseguenza sul nostro asse dello stress, alimentando un circolo vizioso che è necessario interrompere. Come insisto nel ricordare agli allievi: il riposo è parte attiva e integrante della pratica yoga!
Lo yin yoga, con il suo approccio alle posizioni mantenute a lungo, grazie alla respirazione profonda e agendo sui meridiani fasciali nella loro interezza, stimola la distensione agendo sul nostro sistema nervoso parasimpatico e il nervo vago, con conseguenti effetti benefici sul sistema di regolazione nel nostro organismo. È fondamentale per la nostra salute un equilibrio tra sistema nervoso ortosimpatico (yang) e parasimpatico (yin). In particolare si è visto che praticare lo yin yoga la sera aiuta a dormire meglio, con maggiori effetti benefici sull’asse dello stress.
Il tessuto connettivo, di cui la fascia, ha substrato recettoriale maggiore rispetto ai muscoli. Questa può essere una delle ragioni per cui, quando contattiamo il nostro sistema fasciale attraverso la manipolazione o il movimento, stiamo comunicando in via più diretta con il sistema nervoso. E spiega perché una pratica come lo yin yoga ci porta più in connessione con noi stessi, consapevoli delle nostre sensazioni ed emozioni. Lo yin aiuta lo sviluppo dell’interocezione, ovvero la capacità di sentire e divenire consapevoli di sè. Confrontandosi tra praticanti di questo stile di yoga, inoltre, è comune che accadano dei rilasci emozionali durante il mantenimento di una posizione. Così come si può facilmente notare come ogni giorno il corpo sia diverso, a volte più rigido ed altri più flessibile. Interrogandosi un po’, potremmo notare che questo riflette lo stato emozionale che stiamo vivendo. La stessa esperienza capita ai terapisti manuali, che andando a smuovere o sciogliere delle rigidità creino nel paziente un conseguente rilascio emotivo. Si potrebbe affermare che le emozioni risiedono letteralmente nel corpo e che possano venir contattate in maniera più diretta di quel che saremmo portati a pensare. Ci basta riflettere sull’effetto che una forte emozione scatena nel corpo stesso, come tremori, tachicardia, aumento di sudorazione o altro. La prossima volta che sentirai qualcosa, prova a chiederti: “Dove la sto sentendo fisicamente?”. Quando proviamo un’emozione, se ci portiamo attenzione, potremmo sempre riuscire a ubicarla in una zona fisica specifica. Spesso, quando ci sono gravi traumi emotivi, si sviluppa una conseguente forma di dissociazione dal corpo, una forma di difesa inconscia, una sorta di arma di sopravvivenza per non dover più sentire quel dolore letteralmente fisico e troppo intenso.
Il corpo e le emozioni sono strettamente connessi e potremmo vedere la fascia come uno dei ponti di comunicazione diretta e di stimolo del nostro sistema nervoso. Creare una relazione di ascolto profondo interiore, imparando una comunicazione sana con il nostro corpo e le nostre emozioni, attraverso una pratica come lo yin yoga, che mette in comunicazione corpo e mente, è fondamentale per mantenere nella nostra quotidianità salute ed equilibrio. È grazie a questo ascolto che sapremo riconoscere i nostri bisogni e come soddisfarli. In questa visione, i trattamenti manuali sul corpo sono consigliati non solo come supporto in caso di necessità, ma anche come mantenimento dell’equilibrio e, quindi, come prevenzione. Ricordo che la manipolazione da parte di un terapista permette di portare sostanze nutritive ai tessuti, di rimuovere i prodotti di scarto infiammatori, di rilasciare contratture aiutando la mobilità e l’elasticità dei tessuti, di agire sul sistema nervoso autonomo ribilanciandolo e favorendo i meccanismi dell’attività anti-infiammatoria discendente (nervo vago) e agendo sul potenziamento del sistema immunitario, stimolando la produzione di leucociti, i nostri globuli bianchi.
Ancora una volta lavoro attivo e passivo si presentano come una via di integrazione alla salute e al benessere completo e integrato.
Lo stile ideale per il momento ideale
Ma quindi lo yin yoga è lo stile ideale?! Come premesso all’inizio del capitolo, non esiste uno stile migliore dell’altro, né un metodo o risposta ideale per tutti. Una delle cose che amo di più del fatto che esistano oggi così tanti stili e insegnanti di yoga, è che ci offre più occasioni per incontrare quello che sentiamo più giusto per noi… in questo momento! Non tutte le fasi della vita sono uguali, nemmeno le giornate lo sono. Per questa ragione è importante sapersi ascoltare e fare una valutazione sincera di quello di cui potremmo avere più bisogno in ogni momento.
Sicuramente il consiglio è di ricercare un giusto equilibrio tra i diversi approcci, in maniera che sia lo yin che lo yang trovino i giusti stimoli nella nostra vita. Questo ci permetterà di aumentare in noi la capacità di adattamento alle singole situazioni e ai cambiamenti, che tradotto nel corpo significa una buona capacità allostatica.
Il giusto equilibrio si trova anche nel sapere quanto assecondare un bisogno e quanto invece quella necessità che sentiamo non è realmente benefica per noi. Facciamo un esempio. Se sono un tipo di persona molto dinamica, sportiva, attiva, sempre in movimento, molto facilmente avrò una naturale predisposizione per uno stile dinamico, yang, attivo. Ma questo è quello di cui avrei più bisogno? Probabilmente no! Se nella nostra vita c’è già tanto dinamismo e il nostro corpo subisce già stimoli stressanti, lo stile yin sarebbe quello che potrebbe portarci più benefici, nonostante il pensiero potrebbe essere “Ma è noioso” (è facile pensarla così quando non si riesce a stare fermi!).
Viceversa, se sono una persona pigra, lenta e che tende a prendere la vita con molta calma, assecondando molto se stessa, è facile che uno stile passivo e di ascolto piaccia di più. Ancora una volta è giusto chiedersi: “È quello di cui ho più bisogno?”
Sicuramente la nostra società è tendenzialmente più yang e avrebbe bisogno di compensare con l’ascolto e la lentezza, dobbiamo ricordarci cosa significa stare fermi! Ma ognuno di noi è un individuo a sé stante, con le sue predisposizioni innate, la sua età (anche questa incide molto!) e la fase della vita. Proprio perché emozioni e corpo sono così connessi, lo stile di yoga può rispondere in aiuto e sostegno alle diverse fasi della vita. Se sono molto stressato, soffro d’ansia e di disturbi del sonno, sicuramente prediligo uno stile più di ascolto e passivo. Se invece mi trovo in una fase dove si presentano delle sfide, devo trovare motivazione, forza ed entusiasmo, uno stile yang mi corre in aiuto!
Alla base della scelta ci sono sempre ascolto ed equilibrio. Godiamoci il percorso e ricordiamoci: il viaggio è già la meta.
Namastè,
Michela
Studentessa e insegnante di yoga e meditazione, curiosa esploratrice e instancabile viaggiatrice.