Quando ho scelto di intraprendere il percorso di osteopatia finito il liceo ancora non sapevo cosa volesse significare utilizzare le proprie mani come strumento di cura. Ancora oggi quando mi approccio per la prima volta ad una persona ci sono sensazioni nuove che le mie mani non hanno mai conosciuto. Ogni volta è un’esperienza diversa ed unica.
L’entrare in contatto con il campo fisico di una persona è un’azione che ha una risonanza non solo nella persona che viene toccata, ma anche nel terapeuta che sta toccando. La particolarità del tocco sta proprio nella sua caratteristica di reciprocità e di bilateralità:
“Non puoi toccare senza essere toccato, non puoi essere toccato senza toccare”
La pnei e le discipline corporee: il tocco e l’interocezione di F. Cerritielli e G. D’Alessandro
La modalità con cui le mani dell’operatore entrano in contatto con il corpo fisico della persona va ad attivare vie neurologiche differenti, che a loro volta possono attivare schemi di risposta diversi. A seconda di come si tocca la risposta del sistema corpo-mente-spirito, quindi, cambia.
Cosa ci dice la scienza?
Ad oggi sappiamo che esistono due tipi di tocchi differenti: uno chiamato discriminativo ed uno chiamato affettivo.
Il primo viene distinto in quel tocco che regola l’organizzazione di un atto motorio come l’afferrare un oggetto o il camminare, il secondo, invece, come dice la parola è il tocco legato alla sfera psico-affettiva.
Il nostro corpo è così intelligente da aver costituito due binari nervosi diversi a seconda di come veniamo toccati. Un tocco più leggero, ad esempio, attiverà il nostro sistema affettivo e riconosceremo quel tocco che evocherà tutta una serie di reazioni psico-emotive a seconda della nostra storia personale immagazzinata e registrata nel corpo. Un tocco più deciso e forte eliciterà il nostro sistema discriminativo, disattivando, in parte, quelle vie nervose legate alle nostre emozioni. È chiaro che questa distinzione non è così netta, in quanto i due sistemi neurologici rimangono in continua comunicazione ed integrati fra loro.
Il tocco affettivo è quel tocco che viene sviluppato dal concepimento ai primi anni di vita e che fa da base alla relazione madre-figlia/o. Si è visto, infatti, come il contatto materno provochi degli effetti sulla gestione e sulla risposta allo stress da parte del neonato e come un’assenza di questo contatto od una precoce separazione provochi un’alterazione di tutto questo asse, influenzando la nostra capacità di gestione dello stress anche nella vita adulta. Questo è solo uno degli aspetti che la scienza evidenzia riguardo la relazione di contatto madre-figlia/o. Centrale è il fatto che la relazione di contatto è la base per lo sviluppo del nostro equilibrio fisico, affettivo e psichico.
“Si può considerare il contatto affettivo come lo stimolo per il sistema nervoso-vegetativo e quello neuro-ormonale e quindi come necessario alla creazione di un repertorio senso-motorio omeostatico plastico che risponde adeguatamente agli stimoli ambientali: in una parola adattamento.”
La pnei e le discipline corporee: il tocco e l’interocezione. F. Cerritielli, G. D’Alessandro
Le nostre mani, quindi, sono i veicoli di una comunicazione non verbale, sottile ed emotiva. Pensate a quando siamo sconfortati ed un amico ci mette una mano sulla spalla e ci dà una “strizzatina”, in quel momento sentiamo un sostegno che arriva nel profondo, che appunto ci conforta; pensate a cosa si muove dentro quando la persona per cui iniziamo a provare un sentimento ci sfiora la pelle; pensate ancora a quella persona con cui non abbiamo nessun legame che ci tocca e dentro ci sentiamo come se avesse invaso i nostri confini.
Tutto questo viene portato in modo silenzioso dalle nostre mani e solo se sappiamo ascoltarci ed ascoltare possiamo connetterci davvero con ciò che evocano.
Nell’ambito terapeutico osteopatico una delle grosse differenze è quando l’operatore adopera un tocco consapevole oppure inconsapevole (di cui è stata vista la differente attivazione cerebrale di uno rispetto che dell’altro). Ciò significa che se io operatore nel momento in cui vado a contattare con le mie mani l’altra/o non sono connesso con il mio corpo e con il mio respiro, ma pensando ad esempio a cosa dovrò fare una volta finita la sessione, la mia efficacia terapeutica, la mia capacità di sostenere quel sistema sarà deficitaria per una mancanza di presenza corporea.
A volte le mani sanno dove andare e cosa fare senza che la mente ne conosca il motivo. Sono mosse dall’istinto e dal cuore ed è in quei momenti che la cura e la guarigione avvengono come per magia sia per la persona che sta ricevendo che per la persona che sta dando.
Il tocco affettivo terapautico, in realtà, non è solo quello che un osteopata, un massaggiatore ayurvedico o shiatsu o quello di altri terapisti che utilizzano il veicolo delle mani possono donare. Infatti, si è visto che già di per sé il tocco umano è in grado rassicurare il nostro sistema mente-corpo-spirito diminuendo il livello di ansia, dolore e preoccupazione.
Una delle cose meravigliose che possiamo fare per sperimentare il significato del tocco affettivo è quella di imparare ad auto-toccare il nostro corpo, a portare consapevolezza e gentilezza nelle nostre mani quando entriamo in relazione con noi stessi per sviluppare la nostra capacità di sentire, quella che la scienza chiama interocezione. La prima cosa da notare è anche quanto permettiamo a noi stessi di percepire con le mani il nostro corpo, quante volte tocchiamo il nostro viso, le nostre spalle, la nostra pancia con amore?
L’auto-palpazione ha anche la forte capacità di aiutarci ad auto-regolarci, ad esempio è un ottimo strumento per quando si scatena dentro di noi una sensazione di ansia o di paura. Il toccare il nostro corpo con presenza, forza, sostegno ed amore ci permette di abbassare i livelli di stress e di modulare il nostro sistema nervoso.
Provate a fare questo esperimento:
Sedetevi e trovare una posizione comoda. Iniziate a connettervi con il vostro respiro che sorge spontaneo nell’addome. Dopo circa una decina di respiri portare le vostre braccia attorno al vostro torace, come se voleste auto-abbracciarvi e state lì sempre in connessione con il respiro profondo e lento. Rimanete in questa posizione ed osservate cosa si manifesta dentro di voi. Qualunque sia l’emozione o la sensazione che si presenta rimanete in questo lungo contatto con voi stessi ad osservare cosa questo fa emergere. Osservate se vi sentite a vostro agio oppure se offrite delle resistenze a voi stessi irrigidendo il resto del corpo oppure se è proprio ciò di cui avevate bisogno. Non c’è una risposta corporea corretta o sbagliata, c’è solo quello che questo gesto di affetto nei vostri confronti fa emergere in voi. Rimanete con quello c’è. Poi quando ve la sentite, in modo lento, sciogliete l’abbraccio e con calma risollevate la testa. Rimanete ancora un attimo con gli occhi chiusi, fate tre bei respiro, espirando completamente dalla bocca e riaprite gli occhi.
In una società in cui il sentire è stato messo da parte per privilegiare un approccio mentale è necessario recuperare questa capacità di ascolto di noi stessi e dell’altro, in quanto l’ascoltare il nostro corpo ci permette di ascoltare meglio anche l’altro ed entrare in una relazione autentica. Le mani per noi tutti, quindi, possono essere uno strumento di guarigione e di riconnessione con noi stessi dandoci la capacità di percepire zone corporee che avevamo dimenticato o che non abbiamo mai conosciuto, permettendoci di stare presenti a noi stessi e alla nostra vita.
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