Siamo fatti così
Quando si dice che il corpo è tutto collegato, che cosa si intende?
In che modo risulta inter-connesso?
La visione della medicina occidentale ci propone un modello di valutazione della persona ultra-specialistico, dove viene indagato il sintomo e la regione corporea in cui si presenta valutando, in questo modo, la persona come un qualcosa di scomponibile. Il nostro corpo, invece, è un organismo di relazione, tutte le nostre parti quali organi, muscoli, cervello e così via sono in costante comunicazione grazie ad un tessuto che avvolge ogni struttura.
Ciò che crea questa rete di collegamento è la fascia, un tessuto connettivo fibroso che, come suggerisce il nome, tiene insieme tutto a partire dalle nostre cellule. A seconda della zona in cui si trova, della funzione che deve svolgere o della struttura che va a rivestire, la fascia prende nomi differenti per l’orientamento delle fibre (da qui fibroso) da cui è costituita.
Utilizziamo la nostra immaginazione per capire meglio… pensate ad una ragnatela e visualizzate la sua struttura come l’interno del nostro corpo togliendo il rivestimento esterno, la cute.
Se vi avvicinate e prestate attenzione, noterete che ogni singolo filetto è collegato al suo vicino di sopra, di sotto, di destra e di sinistra, che tutta la ragnatela ha dei punti di ancoraggio garanti dello stato tensivo e che se viene leso uno dei filetti anche gli altri ne risentono, cambiando la forma dell’intero sistema portante.
Il nostro corpo all’interno è esattamente così, ogni parte è collegata dalla superficie alla profondità e dalla periferia al centro grazie a questo sistema di continuità.
Per capire meglio osserviamo l’immagine anatomica sottostante, la quale mostra il rivestimento fasciale di una zona muscolo-scheletrica.
Notate come a partire dall’osso il tessuto fasciale, passando per il tendine e fondendosi poi nella mio-fascia, il rivestimento più esterno del muscolo, evidenzi una linea di continuità che non si interrompe mai. E guardate poi come andando in profondità, lo stesso tessuto entra nel muscolo e crea dei setti di separazione avvolgendo prima gruppi di fibre muscolari e poi le singole fibre muscolari. La fascia corre e si insinua in ogni parte e zona del nostro corpo. Si fonde con un tessuto, lo divide da quello vicino e contemporaneamente lo connette a questo.
Separa, ma unisce, collega, ma divide. Potremmo dire che è un po’ l’espressione della nostra esistenza, la connessione con il tutto, ma allo stesso tempo la divisione che la materia comporta. La necessità di fusione che ricerchiamo per tutta la vita e il bisogno opposto di individualità. La fascia, in una visione più ampia, è l’espressione corporea di tutto questo.
Riconosciamo tre tipi di rivestimenti fasciali:
- la fascia superficiale e profonda, che riveste la cute, le ossa, i muscoli, i legamenti, i tendini, le articolazioni
- la fascia viscerale, che riveste tutto l’organo e con i suoi sdoppiamenti collega un organo all’altro o un organo ad una struttura muscolo-scheletrica
- la fascia meningea, che è quella che riveste il nostro cervello, dalla corteccia cerebrale, alla scatola cranica fino al midollo spinale e che anch’essa contrae delle relazioni con la fascia sia viscerale che muscolare
Grazie alla studio dell’anatomia di questo tessuto ci è facile intuire il perché un’area silente può essere la causa del dolore di un’altra zona. Pensate ad esempio che il pericardio, il sacchetto esterno di rivestimento del cuore, è in diretta comunicazione con le fasce profonde della zona del collo. Questo può giustificare il motivo per cui se subisco un intervento al cuore, la cicatrice interna formatasi può portare ad un’insorgenza successiva di un dolore nella zona cervicale.
Perché succede che se una zona soffre per un’infiammazione, una cicatrice pregressa o un trauma ricevuto, il mio dolore si può manifestare a distanza?
La fascia ha la necessità di mantenere un suo stato di normo tensione, non deve essere né troppo rigida né troppo lassa. Quello che succede quando ad esempio si crea un’infiammazione cronica è che nell’area dove questa infiammazione continua per mesi o anni si ha una ri-organizzazione della struttura fasciale, che cambiando orientamento delle fibre diventerà più rigida impendendo alla struttura di avere una libertà di movimento come prima, riducendo, così, l’afflusso di sangue e gli scambi cellulari. Quindi la zona infiammata soffre per mancanza di nutrimento e di movimento. Quello che può accadere è che il dolore, per meccanismi di trasmissione neuro-meccanica, vada ad esplodere in un’altra zona.
Facciamo un esempio pratico. Se sono abituata a nutrirmi con cibi che infiammano il mio intestino, l’infiammazione continua porterà ad una rigidità delle fasce dell’intestino e magari diventerò stitica (un cambiamento della struttura porta ad un cambiamento della funzione). Se la situazione si protrarrà nel tempo, la zona in cui si è creata una rigidità fasciale impedirà il movimento di una o più vertebre o di alcuni muscoli dando vita ad un mal di schiena cronico, il quale però non dipende dalla mia schiena, ma dal mio intestino.
Siamo fatti così! Niente di più semplice mi viene da dire.
Se ragioniamo in questo modo capiamo come siamo noi stessi i responsabili e gli artefici della nostra salute o della nostra malattia. Infatti, tutto influenza lo stato del tessuto fasciale: il cibo, i nostri pensieri, le nostre emozioni, lo stile quotidiano, lo sport che facciamo, lo stress, l’ambiente in cui viviamo… La fascia determina la nostra forma sia interna che esterna ed è proprio l’espressione del nostro vivere, tanto che dalle ultime ricerche scientifiche le è stato attribuito anche il nome di organo di senso, proprio la sua capacità percettiva.
Quando una persona si presenta da me per una problematica, oltre al trattamento osteopatico, che agisce nel ri-bilanciare e riequilibrare le tensioni fasciali, quello che consiglio è di abbinare sempre un approccio attivo, che coinvolga la percezione della persona, quale ad esempio la pratica dello yoga. In questo modo è la persona che impara a rendersi consapevole del suo stato fasciale, delle restrizioni che esso presenta imparando così ad assecondare le necessità che il corpo gli richiede.
Dopo questa introduzione sul sistema fasciale, nei mesi successivi vedremo le relazioni specifiche tra organi e sistema muscolo-scheletrico. Nel prossimo articolo parlerò di utero-pavimento pelvico-bacino per capire come una restrizione in una di queste tre zone possa influenzare la normale funzione uterina nel ciclo mestruale.
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