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Questa situazione spesso si accompagna a “sono stressato”, “ho difficoltà a dormire”, “piango senza motivo”, in aggiunta a sintomi fisici come chiusura dello stomaco, stanchezza, confusione mentale, fino a veri e propri attacchi di panico con sensazione di paura estrema, tremori, senso di soffocamento, aumento della sudorazione, palpitazioni, dolore al petto, vampate di calore o brividi di freddo.

L’ansia è tra le motivazioni più comuni che spingono le persone a venire da me per trovare supporto grazie ad un percorso di counselling.

Solitamente è una reazione esagerata rispetto alla situazione reale.

Cosa significa in realtà? Da cosa è causata?

Lo stato di ansia è un modo che il nostro corpo ha di segnalarci che c’è qualcosa che non va.

Sigmund Freud, importante neurologo e psicoanalista austriaco, indicava alla sua origine “tensioni interne all’individuo che non hanno avuto una dovuta risoluzione”.

Immaginiamo il nostro sistema nervoso: una rete complessa di cui fanno parte cervello, midollo spinale, tutte le terminazioni nervose in organi, tessuti, muscoli, pelle… sì, ogni nostra cellula viene raggiunta da impulsi del sistema nervoso, per sollecitare o bloccare ogni tipo di attività, anche motoria e sensoriale. Questo ci può dare un’idea sulla confusione che si può creare quando questo sistema è sovraccarico di informazioni, soprattutto quando la persona non ha le giuste risorse per rielaborare un’esperienza vissuta.

Alla base di stati ansiosi va ricercata una componente traumatica.

Desidero chiarire il termine “trauma”: deriva dal greco e significa “lesione”, inizialmente utilizzato per definire ferite fisiche con associata una componente psicologica, e successivamente utilizzato anche nella connotazione esclusivamente emotiva (che nel tempo può portare a disturbi fisici).

Nel pensare comune, per trauma spesso intendiamo accadimenti gravi, come abusi fisici o sessuali, incidenti stradali, calamità naturali. Quindi se abbiamo uno stato ansioso, e non abbiamo mai subito qualcosa di così grave, ci è difficile pensare ad una componente traumatica.

In realtà per trauma si intendono tutti quegli accadimenti che per noi, in quel momento, sono stati troppo, troppo rapidi, troppo improvvisi. Quindi tutti quei gravi eventi che possiamo subire nella vita, e anche tanti altri piccoli eventi, magari ripetuti più volte durante la crescita.

Pensiamo ad esempio ad un bambino di 5 anni, con il suo sistema nervoso di bimbo, che mentre sta giocando tranquillamente, in tutta la sua spontaneità, viene sgridato all’improvviso, in modo inaspettato, da una voce alta e minacciosa, da un viso arrabbiato. Magari ha combinato qualcosa di sbagliato, ha rotto qualcosa. Ma a 5 anni non può sapere il valore di un vaso ricevuto in regalo da nostra suocera! Oppure non ha fatto nulla di così grave, semplicemente mamma o papà sono tornati dal lavoro stanchi, con la testa piena di pensieri, e inavvertitamente esagerano i toni col proprio figlio che sta solo giocando e facendo rumore. Sì, se non rielaborato correttamente, in un sistema nervoso di 5 anni può restare una ferita. Un trauma appunto.

Voglio tranquillizzare i genitori che stanno leggendo!

Molto di quello che facciamo potrebbe causare traumi ad altri (e fare “errori” fa parte dell’essere genitore, perché può essere un grande stimolo alla crescita interiore del figlio.) E se questi altri sono adulti, è anche loro responsabilità dire “No”, stabilire confini sani, facendoci sapere che il nostro comportamento è troppo forte per loro in quel momento. (Ovviamente parlo delle piccole situazioni quotidiane, non di violenze gravi e ripetute).

Quando si tratta di un bambino, invece, è sempre nostra responsabilità prendercene cura. Ad esempio è un atto di grande maturità, anche davanti ad un figlio, ammettere di aver sbagliato o esagerato, chiedere scusa. Non c’è bisogno di entrare in lunghi discorsi con un bambino. E’ sufficiente un abbraccio (che rilassa immediatamente il suo sistema nervoso – e il nostro!), un “mi dispiace” e un meraviglioso “va tutto bene”. E per rielaborare lo spavento, è importante lasciare che il bambino esprima rabbia o un bel pianto. Mentre noi restiamo lì accanto, presenti, assicurandoci che non si faccia male, senza bloccare le lacrime con frasi come “i maschietti non piangono” e senza preoccuparci per questa reazione: le emozioni, per fortuna, passano. Basta lasciarle esprimere in modo sano.

Entriamo più nello specifico del trauma: quello che accade durante l’evento traumatico non è esclusivamente psicologico, è una reazione fisica, psichica e neurologica. Il lavoro da fare nella risoluzione del trauma è completare e scaricare la reazione fisiolofìgica. Ecco perché, nel caso sopra del bambino, è importante che fisicamente possa rilasciare con un bel pianto o con uno scatto di rabbia o un urlo, per non accumularlo nel sistema nervoso.

Come dice Peter Levine, il creatore di Somatic Experiencing, il più importante lavoro esistente sulla rielaborazione del trauma: “Il trauma non risiede nell’evento, ma nella fisiologia del corpo”.

Quando il corpo non riesce a scaricare la tensione data dall’evento, il sistema nervoso resta sovraccaricato, e questo si manifesta, ad esempio, con ansia e attacchi di panico e numerosi altri sintomi, anche dopo molti anni (anche per l’accumularsi di più eventi nell’arco della vita).

Nella rielaborazione del trauma è quindi importante lavorare somaticamente, cioè andando a rilasciare le tensioni trattenute (anche in un lontano passato) a livello del corpo.

Ci sono numerose tecniche che si possono utilizzare per questo, in modo graduale, lento e molto delicato, supportando la persona ad osservare sensazioni fisiche e cambiamenti interni, stabilizzando le risorse sia interne che esterne, aiutando a valutare gli effetti sul corpo, lasciando andare gli “eccessi” di attivazione nel sistema nervoso, creando nuove esperienze a livello corporeo e sensoriale.

Personalmente posso dire di aver avuto un grande beneficio su me stessa (prima di formarmi in questo ambito ho avuto la possibilità di sperimentarlo direttamente su di me!), in modo particolare qualche anno fa, dopo un incidente che mi aveva lasciata con tremori, forti spasmi muscolari, totale assenza di sensibilità sulla pelle di tutto il lato sinistro del corpo e un sottofondo di paura che mi accompagnava in tutto quello che facevo.

A livello medico non risultava nulla, e il consiglio era stato di optare per l’utilizzo di psicofarmaci.

Fortunatamente nella mia vita ho accanto terapeuti meravigliosi, che mi hanno sostenuta sin dal primo giorno, utilizzando soprattutto tecniche di Somatic Experiencing: già dopo due sedute gli spasmi erano totalmente passati. Il segreto della rielaborazione del trauma è andare piano, passo dopo passo, delicatamente. Anche nel mio caso è stato importante proseguire con un percorso che mi ha supportata nello scaricare le tensioni accumulate perfino negli anni prima dell’incidente. E’ stato uno splendido viaggio dentro me stessa.

E questo viaggio continua, anche nel supportare le persone che si rivolgono a me: il viaggio lo facciamo insieme, uno accanto all’altro, in modo estremamente delicato e profondo.

Per ogni domanda, chiarimento, curiosità, sono a vostra disposizione!

 

Deva Daniela Spagnoli – Da 15 anni sono consulente di alimentazione e medicina tradizionale cinese, con un occhio particolare verso intolleranze e detossificazione.
Nel 2011 ho creato Equilibrium, centro di discipline bionaturali, per essere circondata da un qualificato team multidisciplinare di professionisti, per garantire ai clienti il massimo supporto nel ritrovare salute e benessere.

Sono anche counsellor olistico e oltre alle sessioni individuali propongo gruppi di costellazioni familiari e sistemiche, di meditazione, di crescita personale e spirituale, cerchi di donne e per coppie, sia in Italia che all’estero.
Faccio inoltre parte del team internazionale di Deepdive, un importante e profondo percorso di crescita interiore.

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