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Alla Natura possiamo ritornare osservando il suo ritmo, che ci appartiene nel profondo. Vivere a contatto e nell’ascolto di essa ci porta a notare come la sua ciclicità alterni delle fasi di produzione a delle fasi di ripresa, ricordando il movimento pulsante della vita di espansione e retrazione, apertura e chiusura, inspirazione ed espirazione.                                                                                                             

Se riusciamo a sincronizzarci con questi ritmi naturali, è più semplice vivere in salute e rispettare i bisogni fisiologici del corpo. Per noi donne può essere più intuitivo grazie alla presenza del nostro ciclo mestruale, che ogni mese ci fa vivere le quattro stagioni e ci pone in relazione con i quattro elementi: il fuoco, l’acqua, la terra e l’aria.

L’inverno è il momento in cui tutto si ritira. È il letargo degli elementi, che dopo la massima espansione estiva, ritornano nella terra per ritrovare il nutrimento necessario al rinnovamento che precederà il prossimo ciclo. È una morte apparente. Anche il nostro corpo fisico, di fatto, muore un po’ ogni giorno: ogni cellula ha una sua emivita, che a seconda delle precise funzioni dura poche ore o pochi giorni, ad esempio, è il caso dei globuli rossi, i quali hanno una vita media di 120 giorni circa. Ogni cosa, sia fuori che all’interno di noi, testimonia la necessità della morte come rinnovamento, cambiamento, pulizia, spazio, lasciar andare, vuoto… per la continuazione della vita. L’inverno è il messaggero di questo insegnamento. 

All’inverno sono connessi i nostri reni, gli organi legati all’elemento dell’acqua, matrice e sorgente di vita ed in particolare sede della nostra energia vitale. Durante l’inverno, quindi, ci viene chiesto di portare attenzione e di osservare come stanno le nostre riserve energetiche, se le abbiamo usurpate o se siamo state/i in grado di prendercene cura senza arrivare a stressare l’organismo. I reni, infatti, sono sede di quella particolare energia così detta non rinnovabile, che rispecchia la nostra forza vitale, la nostra salute e la nostra longevità.

È interessante notare nei reni risieda l’espressione relazionale con la madre, che essendo la prima relazione d’amore che esperiamo, è sua volta espressione del tipo di radicamento che abbiamo ricevuto da piccole/i. Il tipo di nutrimento materno ricevuto determina la matrice femminile dalla quale derivo, impronta la mia energia yin, le capacità che ho di accedere ad essa, che si traduce nella capacità che ho di abbandonarmi, rilassarmi ed affidarmi alla vita. In base alla modalità del il mio accudimento, se è stato calmo, accogliente, paziente, in ascolto dei mie bisogni e rassicurante, si svilupperà la mia capacità di essere accogliente, calma/o, paziente e rassicurante nei miei confronti, cioè in una fisiologia nervosa, bilanciata, in grado di alternare stati di allerta in caso di pericolo a stati di quiete nelle fasi di recupero. Quella capacità di up and down intrinseca alla vita di cui parlavo all’inizio. 

La domanda da porsi, quindi, è… che tipo di nutrimento ho ricevuto? Quali sono state le abitudini che ho assorbito nel profondo e che ad oggi mi porto nella vita? Come mi fanno stare queste abitudini? Mi permettono di trovare fiducia oppure sono dei meccanicismi assorbiti, che sottendono e nascondono un’emozione antica, alla quale non voglio accedere?

I reni per essere in salute esigono libertà dagli schemi automatici e sincronia con il ritmo della vita, che è quello del corpo. Hanno bisogno di profonda calma, se viviamo costantemente nella paura, nell’ansia, nella fretta, queste portano ad un lento e progressivo esaurimento delle nostre riserve energetiche renali. 

Per capire come è lo stato di salute dei nostri reni possiamo osservare la vitalità dei nostri capelli e dei nostri denti, la presenza di occhiaie marcate, il colorito grigiastro della cute, lo stato energetico generale (se siamo spossati, stanchi…), la qualità del sonno precaria, che non ci ricarica. Questo è indicazione di un esaurimento renale. Inoltre, i reni sono connessi alle ossa (rappresentanti dei nostri antenati famigliari) e al midollo spinale. In particolare, la loro fascia di rivestimento ha un ancoraggio alla colonna vertebrale nella zona della lombare medio-alta, così che anche mal di schiena, rigidità o pesantezza in questa sede possono indicare una difficoltà nella libertà renale. La fascia renale si collega, anche, alla fascia dello psoas, che viene definito il binario di movimento dei reni, lungo il quale essi si muovono. La stessa fascia dello psoas è in connessione con quella del diaframma toracico, determinando così una relazione tra reni e respirazione. 

Durante l’inverno, quindi, ci viene chiesto di fare una sorta di ricapitolazione, portando con sé questi due messaggi:

  1. osserva le tue abitudini acquisite, come esse ti nutrono e se ti appartengono o fanno parte di ripetizioni emotive acquisite. Nel momento in cui l’abitudine si affaccia, per esempio, accendere la tv, fermati, ascolta cosa si muove nel corpo. Qual è l’emozione che si muove? E poi chiediti, cosa c’è di mio in questa ripetizione e cosa, invece, mi imprigiona in un vivere infelice? Sei pronta/o a lasciare andare il passato, quello che non ti rappresenta per aprirti alla primavera e permettere alla tua essenza e ai tuoi talenti di fiorire?
  2. una volta giunta la consapevolezza delle abitudini dannose con cui ti nutri, inizia a coltivare delle abitudini che ti riportino al presente, al corpo e che ti espandono, così che ogni volta che quell’abitudine vecchia torna, la puoi osservare e spostare la tua attenzione sull’abitudine nuova
  3. Coltiva in te la quiete, la calma, il rilassamento e la fiducia, che portano la pace necessaria alla salute generale dell’organismo ed il radicamento interiore che ci permette di vivere in armonia con tutto ciò che accade dentro e fuori di noi.

Una pratica per iniziare a piantare dei nuovi semi, riprogrammare le credenze inconsce assorbite e sviluppare nuove qualità è quella di riprogrammare il nostro ascoltatore interno grazie alla capacità di parlarsi con amore. 

Uno dei momenti più adatti per fare questo è lo spazio che si crea appena prima di addormentarsi in cui il conscio lascia spazio al subconscio. Così, quando sei sdraiata/o a letto inizia a dire a te stessa/o: domani sarò più presente al mio corpo, domani avrò più fiducia nella vita, domani sarò più amorevole con me stessa/o, metti tutte le qualità che desideri e ripetile come un mantra. Ti addormenterai con esse, che come un seme germoglieranno e lentamente cresceranno, diventando radici forti alle quali affidarti. 

 

Valentina Vavassori – Osteopata Curandera (trattamenti osteopatici adulti, donne in gravidanza, neonati e bambini). Lavoro femminile di guarigione del ciclo mestruale singolo o a gruppi.

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