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Quando si inizia a praticare yoga e ci si appassiona, arriva presto il momento in cui nasce il desiderio di saperne di più su questa pratica antica.

Ma se ci mettiamo a fare delle ricerche per conto nostro ci troviamo presto a scontrarci con concetti astratti e confusi, termini difficili che sembrano cambiare di significato a seconda del contesto. Soprattutto spesso poca chiarezza riguardo a cosa c’entrano tutti questi concetti spirituali con quello che si fa sul tappetino yoga ai corsi.

In questo articolo voglio provare a sintetizzare i concetti esprimendoli nella maniera più chiara e semplificata possibile, partendo dalle basi.

Cos’è lo yoga?

Yoga – dal vocabolo sanscrito jug, significa “legare assieme“, “unire“.

Lo stato di yoga è la condizione nella quale l’essere umano è unito a Dio, riscoprendo la sua vera natura spirituale al di là delle illusioni del piano fisico e mentale.

Secondo la concezione degli indù vengono dunque chiamate yoga tutte quelle pratiche o metodi che guidano l’essere umano ad un livello superiore di coscienza e nella direzione dell’auto-realizzazione

Per tradizione le principali vie dello Yoga sono quattro. Quattro differenti cammini che conducono alla stessa meta. Proprio per questo, anche se sono differenti fra di loro, si integrano e il compimento dell’uno porta alla realizzazione di tutti gli altri. Questi sono:

  • Raja Yoga – lo yoga della concentrazione interiore (conosciuto anche come Yoga Regale)
  • Karma Yoga – lo yoga del servizio disinteressato
  • Jnana Yoga – lo yoga della conoscenza e dell’intelletto
  • Bhakti Yoga – lo yoga della devozione

Oltre alle quattro vie principali già nominate, esistono altri yoga classici, tra cui il Mantra Yoga, il Japa Yoga, il Laya Yoga e l’Hatha yoga.

Il Raja Yoga

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Quando parliamo di yoga ci riferiamo indirettamente sempre al Raja Yoga, lo yoga classico, che vede la sua comparsa e descrizione attorno al II secolo a.C. nel famoso testo “Gli Yoga Sutra” di Patanjali.

Il testo si compone di 196 sutra (aforismi) sullo yoga che spiegano il cammino che il praticante dovrà affrontare per poter raggiungere l’illuminazione. In particolare Patanjali descrive questo percorso in 8 passi, conosciuti a noi come gli 8 rami dello yoga o Ashtanga Yoga.

Vi parlerò in maniera più approfondita di questo testo in un articolo dedicato.

Ci basti ora sapere che questo testo fornisce allo yogi (e quindi interessa anche a noi):

  • le norme pratiche e morali da adottare, ovvero lo stile di vita yogico
  • le pratiche che mirano a conquistare la mente attraverso il controllo della sfera fisica
  • la descrizione dei passaggi interiori che avvengono nel praticante durante la meditazione nel raggiungimento dello stadio ultimo del Samadhi (o illuminazione o realizzazione ultima, meta finale di ogni praticante)

L’Hatha Yoga

Veniamo ora all’hatha yoga, iniziando a fare un pò di chiarezza sui diversi termini che incontriamo.

In antichità tutte le forme di yoga consideravano il corpo, con i suoi bisogni e impulsi, come un ostacolo che bisognava “tenere a bada” con un forte auto-controllo sviluppato grazie alle pratiche di concentrazione interiore e meditazione.

Le pratiche yoga insegnavano dunque a trascendere il corpo per poter raggiungere il fine ultimo dell’illuminazione.

L’hatha yoga, di origine tantrica, vede la sua comparsa storica nel testo classico “Hatha Yoga Pradipika“, nel 1400 d.C., con una grande rivoluzione: la visione del corpo non come un ostacolo da superare ma, tutto il contrario, la via stessa dell’auto-realizzazione.

L’hatha infatti viene considerato lo yoga “del corpo”, ed è quello a cui ci riferiamo più spesso noi occidentali quando parliamo di yoga, e quello da cui sono nati tutti gli stili dello yoga moderno che conosciamo.

Rispetto alle altre vie classiche dello yoga dunque, l’hatha considera il corpo come una via per il raggiungimento finale di unione spirituale e non come un ostacolo da superare o ignorare.

In origine nasce come ausiliare al Raja Yoga e veniva praticato con lo scopo di purificare le nadi – canali pranici corrispondenti al sistema nervoso – per far sì che il corpo non fosse di ostacolo alla meditazione e che anzi aiutasse nello scopo della concentrazione interiore

L’hatha yoga si compone di una parte fisica e una mentale, attraverso tecniche di pranayama (respirazioni controllate) e asana (posizioni del corpo). Il corpo diviene dunque importante per poter trascendere ed evolvere spiritualmente. Il fine ultimo rimane sempre lo stesso, ma le vie e visioni che utilizzano sono diverse.

L’hatha yoga in antichità veniva trasmesso ed insegnato esclusivamente per via orale da maestro a discepolo, con il suggello del segreto.

Lo yoga moderno

Le cose hanno iniziato a cambiare in maniera definitiva grazie a Tirumalai Krishnamacharia (18 novembre 1888 – 28 febbraio 1989), considerato infatti il padre dello yoga moderno. A lui dobbiamo la diffusione dello yoga in occidente, ma anche la vista del ritorno alla ribalta di questa antica disciplina, che anche in India stava scomparendo.

T. Krishnamacharia è stato un grande studioso e filosofo, che ha studiato in Tibet in una grotta ai piedi del monte Kailash con il suo maestro Sri Bramachari per 7 anni, prima di tornare a Mysore dove fu chiamato a lavorare come maestro di yoga dal Maharaja Nalvadi Krishnaraja Wodeyar.

Universalmente riconosciuto come l’architetto del Vinyasa, intesa come l’arte di combinare il respiro con il movimento, è stato il maestro dei maestri Pattabhi Jois (creatore dello stile di yoga Ashtanga Vinyasa), B.K.S. Yiengar (ideatore dello yoga che porta infatti il suo nome) e T.K.V. Desikachar, uno dei suoi figli, che rimase accanto a suo padre imparando da lui per trent’anni, continuando dopo la sua morte a divulgare il suo insegnamento.

E’ da questi stili che si sono creati tutti quelli che conosciamo noi oggi e che lo yoga è arrivato nelle nostre case, ci ha fatto srotolare i tappetini e imparare un nuovo rapporto con noi stessi ed il nostro corpo.

Ashtanga yoga e Ashtanga Vinyasa yoga – qual è la differenza?

Se ci avete fatto caso, in questo articolo sono stati nominati sia l’Ashtanga Yoga, quando abbiamo parlato degli yoga sutra di Patanjali, sia l’Ashtanga Vinyasa Yoga, parlando di uno stile di yoga moderno ideato da Pattabhi Jois.

Questi due termini si riferiscono alla stessa cosa? No!

Spesso si fa molta confusione anche perché chi pratica l’Ashtanga Vinyasa tende ad abbreviare dicendo di fare “Ashtanga Yoga”.

In realtà l’Ashtanga Yoga si riferisce agli otto rami dello yoga descritti da Patanjali, mentre l’Ashtanga Vinyasa è propriamente lo stile di yoga.

Detto questo, chi pratica Ashtanga Vinyasa molto spesso pratica anche lo yoga degli otto rami di Patanjali.

Ma quindi, io quale yoga sto praticando?

Per concludere e tirare le fila del discorso, quando ci mettiamo sul tappetino e pratichiamo yoga, a prescindere dallo stile (che sia yin, ashtanga vinyasa, vinyasa, power, hot, bikram, integrale, ecc. ecc.) stiamo facendo tutti Hatha Yoga, ovvero lo yoga del corpo. Utilizziamo pranayama e asana, purifichiamo le nadi, creiamo un corpo forte e flessibile e indirettamente lavoriamo sul nostro corpo energetico preparandolo alla meditazione.

Quando e se decidiamo di far diventare lo yoga una pratica olistica, di auto-realizzazione, scoperta e crescita personale, adottando anche le pratiche suggerite da Patanjali negli otto rami, stiamo facendo Ashtanga Yoga.

In ogni caso, che sia una, l’altra cosa o entrambe, Yoga è tutto ciò che ci sta guidando ad un livello superiore di coscienza e nella direzione dell’auto-realizzazione.

Iniziamo dal tappetino spinti da mille ragioni diverse, ognuno con il proprio passato e storia. Ma come mi piace spesso ricordare, non importa che tu inizi a praticare perché vuoi imparare a meditare o perché vuoi dimagrire. Una volta che saliamo sul nostro tappetino ed iniziamo il viaggio, sarà lo yoga stesso a trasformarci, nella misura e direzione che siamo pronti a vivere ed affrontare.

Avete più chiarezza o ancora qualche dubbio? Fatemelo sapere!

Buona pratica <3

 

Michela Aldeghi – ideatrice di vivoYOGA e E.Motion Artist, artista delle emozioni e dell’energia in movimento.
Studentessa e insegnante di yoga e meditazione, curiosa esploratrice e instancabile viaggiatrice.

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